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Pomigliano. Questa volta in strada sfila il corteo "per il sì"

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Più di mille lavoratori alla manifestazione per la firma dell'accordo. Voci fuori dal coro solo di Ferrero e Di Pietro

Roberto Amaglio
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Eravamo abituati a vederli sfilare per uno sciopero, per chiedere ai vertici dell'azienda di turno di rinnovare contratti o premi di produttività. Questo pomeriggio a Pomigliano d'Arco, invece, si è assistito a un “contro-sciopero” che ha visto un migliaio di dipendenti della Fiat sfilare per le strade campane per convincere quei lavoratori ancora indecisi (soprattutto quelli con la tessere della Fiom) a firmare il 22 giugno quel referendum sull'accordo che, molto probabilmente, rappresenterà l'ultima occasione data da Marchionne per mantenere in vita lo stabilimento di Napoli. Questo l'esito della manifestazione promossa da un gruppo di dipendenti del Giambattista Vico che si dicono favorevoli all'accordo e che è terminata con una fiaccolata nel tardo pomeriggio presso la piazza Municipio di Pomigliano d'Arco, dove erano stati allestiti gazebi per la raccolta delle firme a sostegno dell'accordo tra Fiat e sindacati. Secondo le stime dei dirigenti del Pdl, sarebbero state raccolte circa 800 firme di cittadini che chiedono ai lavoratori di votare per il sì al referendum che avrà luogo martedì prossimo, mentre i partecipanti sarebbero più di un migliaio. Tutti concordi, o quasi – Forze politiche appartenenti a ideologie diverse e sindacati. Tutti sono per il sì all'accordo, considerato ormai unanimemente come l'ultima occasione per tenere in Italia almeno una parte della produzione della Panda. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha infatti auspicato che “nessuno vorrà ostacolare un percorso che per quanto impegnativo rappresenta una grande opportunità". Sulla stessa lunghezza d'onda anche Enrico Letta (PD): “A Pomigliano deve vincere il sì, per il futuro della Campania e per il futuro della Fiat”. Sottolinea l'importanza del corteo anche il segretario generale della Uilm campana, Giovanni Sgambati. “Questa manifestazione costituisce una importante conferma della giustezza delle scelte del sindacato che ha firmato l'accordo”. A dir la verità qualche voce fuori dal coro c'è tra i politici, come quelle del segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero, e del leader dell'IdV Antonio Di Pietro, secondo i quali “Marchionne usa il ricatto della delocalizzazione per obbligare la gente a lavorare in modi peggiori anche rispetto agli anni '50”; insomma “il referendum è una falsa nonché un ricatto”. Dipendenti – Ma, soprattutto, chi vuole fortemente questo accordo sono i mille dipendenti di Pomigliano che hanno sfilato (sui circa 5000 che lavorano nello stabilimento): se le condizioni non sono certo quelle dei tempi d'oro, meglio un contratto in tasca che la disoccupazione. A dimostrazione di questa comunione d'intenti con i vertici Fiat, tra gli slogan più urlati dai manifestanti: “Sì all'accordo. Sì all'accordo", "Marchionne dacci la Panda, Marchionne dacci la Panda". Ora la palla passa ancora ai dipendenti Fiat di Pomigliano. Il 22, infatti, saranno loro a doversi esprimere su quel referendum tanto importante: le mosse future del sindacato più intransigente della Fiom e della stessa azienda del Lingotto dipenderanno molto dall'esito del voto dei dipendenti.

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