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Fondazioni liriche, dopo 37 ore arriva l'ok della Camera

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257 favorevoli e 209 contrari. Il decreto passerà in esame al Senato. La protesta dell'Accademia Santa Cecilia a salvaguardia della cultura italiana

bonfanti ilaria
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Dopo una seduta fiume durata ben 37 ore, si sono concluse le votazioni sul delle  fondazioni liriche. L'assemblea della Camera ha approvato la conversione in legge del testo con 257 voti favorevoli e 209 contrari. Il decreto passerà ora all'esame del Senato, che dovrà licenziarlo entro il 19 giugno, pena la decadenza. I deputati dell'Italia dei valori sono intervenuti a raffica tutta la notte e hanno continuato durante la seduta, facendo ostruzionismo. L'appello dell'Accademia di Santa Cecilia- Per protestare contro l'approvazione, l'Accademia di Santa Cecilia si è dichiarata in sciopero: l'orchestra, il coro e il personale non presenzieranno alla Messa Solenne officiata dal Cardinale Comastri, prevista per sabato alle ore 17 nella Basilica di San Pietro. "Il nostro silenzio -hanno comunicato dall'Accademia- è una disperata richiesta d'aiuto a salvaguardia della cultura italiana". Di Pietro crolla dal sonno - E c'è chi, come l'ex pm Antonio Di Pietro, gli occhi aperti non è riuscito proprio a tenerli. Il sonno ha avuto la meglio su di lui e la decisione di andare a coricarsi al suo posto, nell'emiciclo, svegliandosi soltanto al momento della votazione, ha avuto la meglio. La situazione non si è rivelata migliore nemmeno per i suoi colleghi. Sui divani della sala lettura e su quelli del Transatlantico, infatti, diversi deputati, alcuni persino con gli occhiali da sole, si sono stesi per schiacciare un sonnellino, tra un voto e l'altro. E ancora, c'è chi non si è risparmiato nemmeno la colazione o spuntini notturni. Franco Barbato, dell'Italia dei Valori, si è offerto come "uomo delle provviste" per tutti i colleghi del suo gruppo, in barba al divieto di consumare cibi in questa sala di Montecitorio. Affluenza dei votanti - Nelle prime ore del mattino si sono presentati a votare circa 350 deputati, poco più della metà dei 630 componenti totali dell'assemblea. Da esempio per tutti i colleghi è stato il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, che non ha mai lasciato il suo posto al banco del Governo.  Prime tensioni -  Circa sei ore dopo l'inizio della seduta, presieduta dal Vicepresidente Maurizio Lupi, si è registrato un momento di tensione tra i deputati dell'Italia dei Valori e la Lega. I dipietristi hanno confermato infatti di voler continuare sulla scia dell'ostruzionismo e il capogruppo della Lega, Marco Reguzzoni, a tutta risposta, ha rivendicato la presenza in Aula dei deputati del suo partito e di quelli del Popolo della Libertà, con un massimo di assenze pari al 10%. E tra i deputati del Carroccio e quelli del Pd si è arrivati agli insulti. Fortuito è stato l'intervento di Lupi, che ha ripristinato l'ordine, e di Antonio Razzi che ha sottolineato l'importanza della lirica e della musica napoletana.  Di Pietro, nella seduta fiume, si è inoltre dichiarato "orgoglioso della scelta dell'ostruzionismo", aggiungendo che "non solo noi, bensì tutto il Parlamento e il governo, stiamo facendo il nostro lavoro. Rispettiamo gli altri e chiediamo rispetto". Di Pietro è così tornato sulla questione della divisione tra il suo partito, da una parte, Udc e Pd dall'altra, in merito all'atteggiamento da mantenere per opporsi a tale decreto, proponendo di ragionare ognuno sulle proprie idee, senza sottolineare i torti degli uni e degli altri. E scoppia anche un "caso da detective"-  "Chi ha rubato le tessere di votazione di alcuni deputati dell'Idv?"  è la domanda di alcuni dipietristi al momento del voto. Qualche deputato si è infatti imporvvisamente accorto che le tessere non si trovavano più al loro posto, inserite nella fessura del meccanismo di voto. E, visibilmente amareggiato, ha chiesto allora alla Presidenza di ottenerne delle nuove per votare. La Vicepresidente Bindi, mentre si stavano distribuendo le tessere sostitutive, ha esordito con un "qui di ladri non ce ne sono...". E tra i banchi del Pdl, una voce ha gridato a Di Pietro di aprire un'inchiesta.

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