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Coca a Milano: la compri in un minuto. E chi segnala i pusher rischia la galera

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Cronaca di una notte nella strada della movida, corso Como

Albina Perri
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Lui  è uno smilzo bassetto e flessibile come un giunco, il cappello da baseball più piccolo del necessario calato di sguincio sulla testa. Sta seduto col moccio al naso sul muretto di un'aiuola, in grembo alla signora della movida milanese, la grande corso Como. Nordafricano, ma potrebbe pure essere dell'America del Sud. Comunque sia, capisce la nostra richiesta al volo. “Ne hai? E' buona? E' un pacco? Non è che mi tiri un pacco? Se no guarda che torno e ti cerco”.  “Sì, ne ho, è buona, ma non qui”, risponde come al ping-pong. Gli occhi neri sulla faccia nera fanno un giro rapido a destra e a sinistra. Poi lui salta giù, ci prende per i polsi e molleggiando sulle gambe ci tira dentro al buio, tra un pannello e l'altro dei lavori in corso dell'infinito parcheggio di piazza XXV Aprile.  Sfarfalla  con la mano, si prende i soldi, va dov'era e poi ritorna da noi silenzioso come un'ombra, porta il pugno alla bocca e –bidibibodibibù - come un prestigiatore schiude soddisfatto una pallina bianca sul palmo. “Non è un pacco”, soffia anche se in ritardo. Facile. Operazione conclusa. Ognuno per i fatti suoi. Abbiamo comprato cocaina o qualcosa che le somiglia. Un minuto secco o giù di lì. La  svolta è dietro l'angolo. A venti metri dall'aiuola dello spaccio ci sono una camionetta dell'esercito e una volante della polizia. Fermi. I soldati non devono allontanarsi dal mezzo, ci dicono. Ficchiamo il naso in quel che possono o non possono fare per ripulire la via dai pusher. In Italia sniffano settecentomila persone. Entro tre anni la dose minima costerà come una pizza e una bibita, dicono gli esperti. E l'età di partenza della dipendenza s'è abbassata agli undici anni appena. Ragazzini che dovrebbero conoscere solo la Coca da bere. Ma adesso che il pusher è segnalato, i poliziotti andranno a controllare. Sicuro. Invece no, alzano le spalle: “Che ci possiamo fare?”. E' pure piuttosto tardi. Gli abitanti sono stanchi, vorrebbero la via senza la droga -spieghiamo- c'è anche un gruppo di Facebook nato apposta. “Solo pacchi, in corso Como”, ribattono. “Non c'è coca”. Ed è pure ora di andare a dormire. Ma no. Come non c'è. Eccola che c'è. Caviamo dalla tasca la pallina bianca e la piantiamo lì, in mezzo agli occhi delle forze dell'ordine, una pallina e basta che apre un buco nero. “L'abbiamo presa a venti metri da voi. Andate a controllare, ora?”. “E' un pacco”, insistono. “Non li fermiamo perché dentro quella pallina non c'è un bel niente”. E sia. Buonanotte allora. Macché. Ora sono affari nostri. Ora arriva la pattuglia, bisogna spiegare dove abbiamo trovato quella pallina che per i soldati e i poliziotti è vuota -altrimenti senza dubbio avrebbero già fermato lo smilzo - e consegnarla a loro. Sembra semplice. Non lo è. La polizia se la piglia. “Ora andiamo in questura”. Ma no, se non è coca. “Può essere coca. L'avete comprata”. Allora se è coca prendetevela con chi la spaccia, no? Uno di noi finisce dentro la volante, il telefonino sotto sequestro. E' deciso, si va in centrale. Bisogna accertare. “M'arrestano”. No, formalità, “giusto per capire dove avete trovato e che cosa”. A venti metri, lo smilzo se la ride. Tante grane per noi, niente grane per lui.  E' un'ora intera quella che ci mettiamo per convincere la decina di forze armate che i delinquenti non siamo noi. Con le buone, con i nervi, con le discussioni, col diritto di cronaca, col diritto dei cittadini a starsene sereni. Non lo diresti mai, ma vivono perfino alcuni bambini, in Corso Como. Devono essere nascosti bene in qualche antro come animali di una razza in estinzione, o come quei pesci bianchi tutti occhi che vivono solo sul fondale del mare e non conoscono il sole. Arriva un'altra pattuglia. Quanti sono, tutti intorno a noi, adesso. Quindici? Almeno. Mollano la presa solo quando ci ricordiamo di non aver comprato un bel niente, ma di aver trovato la pallina lì, da qualche parte, infilata tra i sampietrini chic della signora. Sbadati noi. Vedi, questo è quel che capita a chi non si fa i fatti suoi e indica proprio lì, il punto preciso dove accade qualcosa che non dovrebbe accadere, e affonda il dito nel ventre molle di una città rimbambita. Noi, puliti, a rischio galera. Lui, lo smilzo, tra le braccia della signora. Beato. (Albina Perri)

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