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Di Pietro: le cose vanno male perché Silvio porta jella

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La sottile spiegazione del leader dell'Italia dei Valori per comprendere tutti i problemi dell'Italia...

Paolo Franzoso
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Ad Antonio Di Pietro non resta che consultare le stelle, fare tarocchi e lanciarsi in sortite in stile mago da televisione. Oggi sul suo blog, l'ex pm di Mani pulite ha avuto un sentore e finalmente ha capito perché – secondo lui – le cose in Italia non funzionano: "Comincio a pensare che il presidente del Consiglio, oltre che essere un corruttore, porti anche jella all'Italia e fortuna solo a se stesso". Ora quindi è tutto chiaro, non serviranno ulteriori analisi, non ci sarà studio che potrà spiegare meglio le connessioni fra le legislature guidate da Berlusconi e i problemi nazionali e internazionali. E il leader dell'Italia dei Valori (immobiliari) non si è messo di impegno per elencare le sfortune. Pensare che nel 2001 son cadute le Torri Gemelle e Berlusconi si era da pochi mesi instaurato alla guida del governo. Otto anni dopo il terremoto dell'Aquila, e Berlusconi era sempre al vertice dell'esecutivo. Senza contare lo Tsunami del Natale 2004 e, perché no, il decesso di Papa Giovanni Paolo II nel 2005. Elenco non esaustivo di catastrofi naturali (eccezion fatta per la morte del Pontefice), ma fermiamoci qui. E poi i problemi economici: la crisi finanziaria globale del 2008, proprio con Berlusconi ancora da poco rinominato a Capo del governo, dunque i salvataggi delle banche e la Grecia, ecc. Per Tonino l'arringa accusatoria è già pronta, in perfetto sintonia con i suoi toni giustizialisti. Però, a ben vedere, non serve un negromante per esentare Berlusconi da questi colpi di sfortuna: dal 2001 al governo c'è stato quasi sempre lui, con i voti degli italiani e per sfortuna (o forse incapacità?) della sinistra. Sul finire del post Di Pietro dimentica i suoi poteri sensitivi e indossa ancora la toga del pubblico ministero per sentenziare che Berlusconi è sceso "in politica nel '94 quando le sue aziende erano sull'orlo del fallimento e le ha salvate attraverso il poderoso strumento del conflitto d'interessi da lui ampliamente e sfacciatamente utilizzato". E l'operato dei governi a guida del Cavaliere “sono stati caratterizzati dalla stagnazione economica, sia durante i periodi di crescita, sia durante i periodi di crisi". Inoltre, "Berlusconi ha promesso che non avrebbe aumentato le tasse anzi, le avrebbe diminuite, salvo poi fare esattamente il contrario nei suoi tre precedenti governi". E poi "il quarto, e speriamo ultimo governo Berlusconi, non fa eccezione. Infatti, anche nella XVI legislatura, secondo l'Istat, la pressione fiscale è lievitata dal 42,9 % del 2008 al 43,2%” e, termina il suo ragionamento Di Pietro, “per riscontrare simili livelli di pressione fiscale bisognerebbe tornare al 1997, l'anno dell'Eurotassa, dove comunque fu toccato il picco del 43,1%, ma per il raggiungimento di uno scopo egregio". Finale con il botto, al confine tra la previsione del veggente e la lungimiranza dell'economista: "Ma se la disoccupazione aumenta, l'evasione pure, e le tasse anche, il sistema prima o poi imploderà". È Berlusconi a portare “sfiga” o è Di Pietro che ci spera?

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