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Marito violento? Non è reato se la donna ha un carattere forte

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La Cassazione ha annullato la condanna a 8 mesi inflitta a un uomo per maltrattamenti: "Il fatto non sussiste"

Eleonora Crisafulli
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Per i mariti violenti non sussiste reato di maltrattamenti se la moglie ha un carattere forte e non si lascia intimorire da minacce e percosse. A stabilirlo è la Cassazione, annullando oggi senza rinvio la condanna a 8 mesi di reclusione inflitta ad un uomo dalla Corte d'appello di Milano per maltrattamenti in famiglia. "Il fatto non sussiste"  ha dichiarato la Suprema Corte, ritenendo fondato il ricorso con cui l'imputato rilevava il "carattere forte" della moglie, per nulla "intimorita" dalla sua condotta. L'uomo contestava il fatto che la Corte d'appello avesse scambiato per "sopraffazione" un mero "clima di tensione tra coniugi". Gli ermellini hanno annullato la condanna, ricordando che "perché sussista il reato di maltrattamenti in famiglia occorre che sia accertata una condotta (consistente in aggressioni fisiche o vessazioni o manifestazioni di disprezzo) abitualmente lesiva della integrità fisica e del patrimonio morale della persona offesa che, a causa di ciò, versa in una condizione di sofferenza".  Hanno osservato poi che "i fatti incriminati sono solo genericamente richiamati nella sentenza impugnata" e "appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell'arco di circa 3 anni", che "non rendono di per sé integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione richiesta per l'integrazione della fattispecie in esame". Inoltre "la condizione psicologica" della donna "per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente". E mancava "una volontà sopraffattrice idonea" per integrare il reato contestato.

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