Il Cavaliere è nero
Caso Brancher, intercettazioni, guai con Fini: Berlusconi, furioso, ha indetto un vertice di ore. All'uscita bocche cucite...
Berlusconi è arrabbiato come non mai. Ritornato dal suo tour sudamericano alla fine del G20, il premier ha convocato i vertici del partito e della maggioranza nella sua residenza istituzionale, a Palazzo Grazioli, per un summit che pare si sia tramutato in una vera e propria sfuriata. Ne ha per tutti, il Cavaliere. In cima alla lista c'è la Lega Nord di Bossi, ovviamente per il caso Brancher. Berlusconi non avrebbe gradito la piega presa dagli eventi: dopo la nomina del nuovo ministro per accontentare il Carroccio - visto che Brancher è un "anello di congiunzione" fra i due partiti di governo - è successo che il grosso delle critiche sia piovuto addosso al presidente del Consiglio. Mollato praticamente da tutti, dal Senatùr a Tremonti, nonostante Calderoli riveli che sulla nomina la Lega abbia “brindato”, Brancher è rimasto nelle mani di Silvio come il più classico cerino acceso. Eh no, così non va. Berlusconi si è stancato del tiro al bersaglio e stavolta ha sbottato. Altro motivo di arrabbiatura sono le continue liti interne al PdL degli ultimi mesi, che non accennano a placarsi. Anzi. Da quando Fini ha apertamente istituito la propria corrente interna, sembra che il partito non possa avere mai una voce univoca, quella del Cavaliere. Ognuno deve dire la sua, tutti smentiscono gli altri e l'immagine è quella di un partito nel caos. L'ultimo episodio è stato il battibecco tra Fini e Bondi di ieri. La riunione, iniziata in mattinata e conclusa solo da pochi minuti, deve aver visto un Berlusconi letteralmente furioso: all'uscita nessuno dei suoi apre bocca, nessuno dice niente, nessuno commenta con i media, nessuno risponde al telefono. Bocche completamente cucite. Esasperato, il Cavaliere ha deciso di rinunciare alle buone maniere. Sembra giunto il momento delle cattive. Caso Brancher - Un minivertice nel vertice. Silvio Berlusconi e Aldo Brancher si sono intrattenuti per oltre mezz'ora a Palazzo Grazioli questo pomeriggio, mentre nella sala accanto i coordinatori e i capigruppo continuavano la riunione sulle intercettazioni. Ora circolano voci di dimissioni del ministro, sul quale pende il voto di sfiducia chiesto dal Pd e dall'Idv e previsto per l'8 lulgio alla Camera. Finiani dentro o fuori - Le prime dichiarazioni sul vertice sono del presidente dei deputati del PdL, Fabrizio Cicchitto. "C'è qualcuno nel PdL - scrive in una nota - che ha preso come modello la litigiosità del Pd e cerca di importarla all'interno del centrodestra dimenticando che essa è stata una delle ragioni delle ripetute sconfitte del centrosinistra. Anzi c'è chi sembra credere che la permanente rissa verbale sia la quintessenza della democrazia interna". In questo modo, il capo dei deputati del PdL colpisce i finiani, secondo fattore della rabbia di Berlusconi. Per Cicchitto non ci sono possibili negoziazioni perché "al punto in cui siamo, in un lasso ragionevole di tempo, o si definiscono in modo serio i termini di una convivenza fondata su atteggiamenti positivi e costruttivi, oppure sarà più ragionevole definire una separazione consensuale. In ogni caso i problemi serissimi che ci stanno davanti non consentono di passare il tempo in una dialettica basata sulle note d'agenzia. D'ora in avanti - conclude - ci dovremo concentrare sul sostegno all'iniziativa politica e di governo di Berlusconi e sulla definizione di un complesso di riforme sul quale sviluppare l'azione politica e parlamentare". Berlusconi al Tg1 e al Tg5 - In un'intervista rilasciata ai due telegiornali più seguiti in Italia, il presidente del Consiglio ha fatto il punto sulla maggioranza: "Ho trovato un po' di ebollizione a casa, ma a partire da lunedì prenderò in mano la situazione con tutti i titoli dell'agenda politica: quelli della giustizia, delle intercettazioni, i temi della manovra economica e anche i temi che riguardano le correnti nei partiti. Se qualcuno pensa che le correnti possono provocare un raffreddore, in questo caso sono certo di evitarlo, di sicuro".