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Lodo Alfano, scudo retroattivo per premier e ministri

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Approvata l'estensione della misura. E Napolitano attacca i giornali: "Estraneo al dibattito parlamentare"

Eleonora Crisafulli
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La Commisione Giustizia del Senato dà il via libera all'estensione dello "scudo" processuale per premier e ministri, previsto dal testo del Lodo Alfano costituzionale, anche per "i fatti antecedenti la loro entrata in carica". La motivazione è espressa chiaramente nel parere sottoscritto dal presidente Filippo Berselli (Pdl): "Essendo chiarissima la volontà dei presentatori e quindi indiscutibile la ratio che ha ispirato il disegno di legge costituzionale al nostro esame circa l'esigenza di garantire il sereno svolgimento delle funzioni che fanno capo alle alte cariche dello Stato e anche per il premier e per i Ministri il sereno svolgimento delle funzioni prescinde completamente dalla circostanza che i fatti che hanno originato un processo a loro carico siano antecedenti o meno all'assunzione delle rispettive funzioni". Nel documento si precisa inoltre che premier e ministri potranno sempre rinunciare allo "scudo", dal momento che "il diritto alla difesa è garantito dalla Costituzione". Pd e Idv attaccano - "Questo è il quarto tentativo - afferma la democratica Silvia Della Monica - di produrre una norma a difesa del presidente del Consiglio. Per tutelare Berlusconi si cerca di estendere dei privilegi anche al capo dello Stato e ai ministri, cariche che vengono irragionevolmente accomunate, malgrado i diversi ruoli che svolgono". Sulla stessa lunghezza d'onda il partito di Di Pietro che, per voce di Leoluca Orlando, parla di presa in giro nei confronti degli italiani. "Mentre il Governo annuncia un ddl anticorruzione che da mesi giace posteggiato su un binario morto, alla locomotiva dell'Alfano bis viene aggregato un colpo di spugna per il passato criminale privato di esponenti del governo". Napolitano furioso - Nella querelle politica è intervenuto anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Tirato in ballo da alcuni quotidiani (i quali avevano sottolineato come il Lodo Alfano fosse stato allargato anche alla sua carica), il titolare del Quirinale ha emesso una nota stizzita e perentoria. "A proposito di alcuni articoli ambigui e provocatori sulle prerogative del Presidente, la Presidenza della Repubblica resta sempre rigorosamente estranea alla discussione, nell'una o nell'altra Camera, di proposte di legge d'iniziativa parlamentare, la cui presentazione non deve essere neppure autorizzata dal Capo dello Stato". E questo, dunque, vale anche per il Lodo Alfano "costituzionale", ora in discussione alla Prima commissione del Senato. "Ciò nonostante il quotidiano Il Giornale, riprendendo Il Fatto Quotidiano, ha tratto spunto da tale vicenda parlamentare per un sensazionalistico titolo e articolo di prima pagina, destituiti di qualsiasi fondamento, la cui natura ridicolmente ma provocatoriamente calunniosa nei confronti del Presidente della Repubblica non può essere dissimulata da qualche accorgimento ipocrita: la Presidenza non può non rilevarne la gravità".

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