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Il Cav: "Libertà di stampa non è un diritto assoluto"

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Attacco contro la stampa schierata a sinistra e ostile al governo. Parla anche della manovra "necessaria" e della rivoluzione liberale

Paolo Franzoso
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Messaggio del presidente del Consiglio ai promotori della Libertà a tutto campo, a partire dal ddl sulle intercettazioni. La libertà di stampa non è un "diritto assoluto".  Berlusconi continua la sua crociata contro la stampa orientata a sinistra e dà una missione agli iscritti al movimento, "un compito non facile ma fondamentale: quello di togliere il bavaglio alla verità. Quel bavaglio che le è stato imposto da una stampa schierata con la sinistra e pregiudizialmente ostile al governo". Il premier attacca "una stampa che disinforma, che non solo distorce la realtà, ma calpesta in modo sistematico il sacrosanto diritto dei cittadini alla privacy, invocando per sé la libertà di stampa come se si trattasse di un diritto assoluto. Tuttavia - precisazione del Cav - in democrazia non esistono diritti assoluti, perché ciascun diritto incontra sempre un limite negli altri diritti prioritariamente ed egualmente meritevoli di tutela. Questo, come ben sapete, è un principio elementare delle democrazie liberali. Un principio che la stampa italiana, in maggioranza, ha scelto purtroppo di ignorare".   Il compito quindi è contrastare la disinformazione portata avanti da certi giornali: "Dobbiamo spiegare tutto questo anche attraverso i gazebo a tutti gli italiani". Ma Berlusconi è sicuro e confida nell'appoggio popolare. D'altra parte, dice, "non si può non essere delusi se si è delle persone obiettive da ciò che fa quest'opposizione che non fa altro che criticare ed attaccare". In questo modo "anche chi non ci ha votato forse lo farà per la prima volta". Manovra - Con un messaggio audio da Palazzo Chigi, il Cav parla anche dell'austerità lanciata dal governo con la finanziaria e ribadisce "l'assoluta necessità della manovra economica" . La linea del rigore "è in linea con quanto ci ha domandato l'Unione europea, che ci ha chiesto di ridurre la spesa pubblica, che ormai da anni supera il nostro prodotto nazionale". I conti devono essere in regola "per una crescita duratura". Ai giovani promotori della Libertà, il messaggio che vuole far passare il premier è quello dell'ottimismo: "La ripresa economica è una realtà confermata da tutte le rilevazioni statistiche" e per questo bisogna diffondere "l'ottimismo e la fiducia". A supporto della sua tesi Berlusconi cita "la crescita del prodotto interno nel primo trimestre (+0,5%),  più elevata che in tutti gli altri paesi europei”. Rivoluzione liberale - Nel messaggio ai promotori della Libertà, Berlusconi fa sapere che "modificheremo in senso liberale l'articolo 41 della Costituzione" per far entrare la libertà d'impresa nella cultura istituzionale.   Berlusconi aggiunge che tuttavia il governo ha "già introdotto nella manovra in corso di approvazione una norma che consentirà di non richiedere nessuna autorizzazione ex ante prima di aprire un'impresa, ad esempio un negozio, rinviando ad un momento successivo il controllo, che potrà essere solo ex post. In Italia tutto ciò è stato impossibile finora a causa di una cultura comunista e catto-comunista, per la quale chi si assume la responsabilità e il rischio di prendere un'iniziativa in proprio, è un potenziale sfruttatore ed un potenziale evasore. Per noi, invece- continua il premier - gli imprenditori sono la vera risorsa dell'Italia, sono il nostro petrolio. Per questo noi vogliamo che lo Stato ne riconosca nella stessa Costituzione l'utilità economica e sociale e il contributo che chi intraprende, chi rischia, chi investe dà al bene di tutti". Il sistema attualmente in vigore è definito da Berlusconi come "un linguaggio da Stato despota, da Stato padrone, che concepisce i suoi cittadini come sudditi. Ribadisco. Questa sarà una vera e propria rivoluzione e liberale".

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