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La Lega minaccia: "Mai al governo con l'Udc"

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Nella cena da Vespa giovedì sera Casini e Berlusconi avrebbero parlato di un possibile rimpasto. Oggi il leader Udc ai microfoni di Sky ha smentito l'ipotesi. Bossi e Maroni prendono le distanze

Michela Ravalico
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Dopo la cena di giovedì scorso a casa di Bruno Vespa al governo c'è aria di rimpasto. Per festeggiare i suoi 50 anni di attività il giornalista e conduttore di Porta a Porta ha invitato e riunito attorno a uno stesso tavolo il premier Silvio Berlusconi e il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Tra i temi affrontati, alla presenza dei rappresentanti del mondo della Finanza e della Chiesa, quello di un ritorno dei centristi alla maggioranza, sicuramente non gradito dai leghisti. A una condizione però: la crisi di governo con tanto di dimissioni del presidente del Consiglio e azzeramento dei programmi. Solo così l'Udc potrebbe portare i suoi 39 voti al Cavaliere. Pier Ferdinando giovedì avrebbe indicato al premier l'unica strada possibile per una "riconciliazione". Ma oggi ai microfoni di Sky Tg24, il leader dell'Udc nega: "La cena a casa di Vespa è stata piacevole ed io parlo con tutti, figurarsi se non parlo con Vespa o Berlusconi". Ma "un'ipotesi rimpasto di Governo non mi riguarda" e "comunque non era quella la sede per discuterne". Anche perché "per quanto mi riguarda in questo momento non servono atti di trasformismo ma di soldiarietà e responsabilità nazionale. Il problema del rimpasto di Governo non mi riguarda, non è una cosa a cui io possa essere direttamente o indirettamente interessato. E' una competenza del Presidente del Consiglio. E' un problema della maggioranza e non di chi come me sta all'opposizione". Sulla difensiva, Casini ribadisce che "gli atti di trasformismo in Italia non sono serviti in passato, non serviranno in futuro e non servono oggi. Sono degradanti per chi li fa e per chi apparentemente ne è beneficiario. Qui non servono atti di trasformismo di qualcuno che saltabecca da una parte all'altra, qui serve una fase politica nuova. Se io fossi il Presidente del Consiglio rivolgerei un appello alla parte più responsabile dell'opposizione, non solo l'Udc ma anche il Pd, per chiedere di concorrere assieme ad uno sforzo di solidarietà nazionale." La replica di Maroni - Nonostante la smentita di Casini, il ministro dell'Interno leghista, Roberto Maroni, mette subito in chiaro che "Lega e Udc sono alternative: se qualcuno nell'Udc o anche nel Pdl pensa che il partito di Casini possa entrare nel governo sa bene che noi e l'Udc non possiamo stare insieme", perché "noi rappresentiamo le riforme, il federalismo, uno Stato più moderno ed efficiente, mentre l'Udc rappresenta il contrario, un sistema che la Lega vuole cambiare e siamo lieti che Casini oggi abbia detto di essere indisponibile ad entrare nel governo, perché non ci sarebbe spazio per entrambi". Sulla possibilità che si faccia un governo con l'Udc e senza Lega, Maroni aggiunge: "Sono convinto che si tratti di fantapolitica, di scenari lontani mille miglia da quello che pensa Berlusconi, messi in giro da chi vuole danneggiare il premier e il governo". Dunque, ha concluso, "il modo più serio per rispondere a questi fuochi fatui, dall'Udc alle minacce dei finiani alle ipotesi di governi istituzionali, è quello di governare, prendere decisioni ed andare avanti: così si arriva alle riforme, tutto il resto è palude, ritorno al passato". Se  poi qualcuno vuole uscire dalla maggioranza "lo faccia, ma se cade il governo si va al voto, non ci sono alternative. Se qualcuno vuole fare sante alleanze non credo che i cittadini abboccheranno". Con un gioco di parole sul leader dell'Udc, Roberto Calderoli pronuncia il suo secco "no" alla convivenza tra Carroccio e centristi al governo: "Ci vorrebbe una 'legge Merlin' per impedire il ritorno alla Prima Repubblica. Il popolo, scegliendo il bipolarismo, ha detto basta con le case, chiuse o aperte che siano, e soprattutto basta con i Casini". Infine il Senatùr chiude la questione:  "Se ci siamo noi, non ci possono essere loro". A Maroni risponde il ministro della Difesa La Russa con un "mai dire mai. La Lega è già stata al governo con l'Udc in passato, quindi, non è vero che sono incompatibili". L'ex di An si dice d'accordo con il responsabile del Viminale solo su un punto: "Se il governo va in difficoltà ed è con l'acqua alla gola, è giusto andare al voto, lo ha detto anche il presidente Berlusconi. Ma se il governo è autosufficiente, come nel nostro caso, e vuole solo rafforzarsi e allargarsi in maniera trasparente, io dico: mai dire mai". Alla cena organizzata da Vespa erano presenti rappresentanti della Chiesa e del mondo della Finanza: il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e  il presidente di Generali Cesare Geronzi. Sembra che tra i commensali ci sarebbe dovuto essere anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ma l'ex di An avrebbe declinato l'invito. L'avvicinamento tra Berlusconi e Casini ha provocato la reazione del leader dell'opposizione Bersani - forse preoccupato per l'eventuale perdita - che critica il "corteggiamento" escogitato dal premier e commenta: "Ci sono problemi in giro che non credo possano risolversi a tavola. Credo che queste cose siano il segno di una certa fibrillazione, di un certo sbandamento, di una certa perdita di controllo da parte di Berlusconi della barra della politica italiana. A questo siamo arrivati - dice Bersani - ma credo che nei prossimi mesi non avremo miglioramenti e me ne preoccupo per il Paese che ha di fronte problemi enormi, molto seri, e in questo momento Berlusconi non ha un governo col timone in mano".

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