La verità di Carboni: "Nessun tentativo di complotto"
L'imprenditore sardo si difende: "Frequentavo i politici, soprattutto Verdini, ma non ho mai fatto niente di illegale"
Ha ricevuto soldi dagli imprenditori romagnoli - si parla di almeno 4milioni di euro - non per la corruzione degli appalti dell'eolico, ma perché "Io, Flavio Carboni, rappresento uno che sa produrre ricchezza. Mi hanno sempre dato fiducia, che si tratti di eolico o di immobiliare". Questa è una delle tante dichiarazioni-verità di Flavio Carboni,78 anni, in carcere dal 9 luglio scorso e accusato di appartenere a una presunta "associazione segreta" che avrebbe interferito sulle attività degli organi istituzionali e della pubblica amministrazione. E nell'interrogatorio, davanti al giudice, Carboni ha anche affrontato il discorso degli incontri con Denis Verdini per candidare il giudice Miller in Campania. E su Cappellacci, il governatore della Sardegna, ha confessato: "L'ho sostenuto, ma poi ha procurato solo danni a tutti". Il Corriere della Sera ha riportato alcuni stralci dell'interrogatorio all'imprenditore: "Sono Carboni Flavio, nato a Sassari il 14 gennaio 1932" "Titolo di studio?" "La frequenza del liceo" "Diploma di scuola media superiore?". "No, la frequenza. Non ho conseguito il diploma" "Ha beni patrimoniali?" "Non dispongo" "Nessuno? Automobile, abitazione, niente?". "No, li ho in uso, ma non sono miei...". "È sottoposto ad altri procedimenti penali?". "Sì". "Condanne ne ha avute?". "Sì". L'uomo d'affari sardo, balzato alle cronache come "faccendiere", respinge sdegnato questo epiteto che non riesce a digerire. Il giudice ha riassunto i motivi dell'arresto e l'indagato, preoccupato per il suo stato di salute - "ho avuto tre infarti, il quarto non lo vorrei avere" - ha annunciato di voler ribattere, punto dopo punto, per dimostrare la propria innocenza. Carboni, infatti, non si riconosce "nella meravigliosa, enorme e abnorme raccolta di dati dei Carabinieri" sul suo conto e ha aggiunto "Quest'Arma alla quale mi rivolgevo tutte le volte che non mi fidavo della Polizia... In questo caso hanno raccolto dati diversi dalla realtà". Carboni ha negato di avere dei legami di affari e d'interesse sia con Martino, che con Lombardi, gli altri due arrestati, e cerca di allontanarsi il più possibile da loro, dichiarando che " Per me sono due estranei che mi hanno creato solo guai, altro che complicità". E l'ex politico napoletano, Arcangelo Martino, continua Carboni, gli è stato "presentato come uomo importantissimo, pieno di mezzi, di conoscenze innumerevoli e un imprenditore non deve farsi sfuggire occasioni simili". Ha infatti continuato: "Quando conosco una persona importante me la coltivo e ritengo che Martino meritasse questo tipo di interessamento", che - a detta di Carboni - si sarebbe limitato solo a "qualche sporadico incontro". Ben diversa la considerazione dell'imprenditore sardo sul geometra e giudice tributario Pasquale Lombardi che "era uno che parlava troppo e a sproposito, uno stupido che al telefono diceva quello che a me non interessava. Io non ho mai avuto nessun rapporto di inciuci... Se poi i due soggetti, gli altri che sono incriminati, avessero altre intenzioni o avessero altre malefatte ai danni dello Stato, questo lo chieda a loro, non a me perché io con loro non ho nulla a che fare, né prima né dopo... I miei rapporti sono stati solo e unicamente quelli di ricevere richieste da entrambi, ma soprattutto da Martino, quello che frequentavo di più". Ma il giudice ha provato a controbattere, mostrando che, dalle intercettazioni telefoniche, emergerebbero interessi comuni e discorsi basati su interventi, provocati da reciproche richieste, ma Carboni non si è smosso comunque e ha proseguito: "Al Grand Hotel di Roma incontrai due o tre volte il signor Martino e gli dissi Non mi far parlare più con quel coglione, scusi l'espressione, che al telefono mi dice queste cose. Non ero tanto ingenuo da non immaginare, scusi sa... Io ho sempre immaginato di essere intercettato". Il giudice ha quindi continuato, rivolgendosi a Carboni "Lei è persona acuta, ma deve sapere che io non sono un ingenuo" e il "faccendiere" ha sbottato dicendo che non è proprio possibile "arrestare un innocente", rimarcando, ancora una volta, come "io non ho nulla a che fare con quei mascalzoni! Né tantomeno con Cappellacci - il Presidente della Regione Sardegna indagato per corruzione nella stessa inchiesta - Io le sto dicendo che cosa ho fatto, non voglio ingannare lei...". E, durante la conversazione, culminata in un "dopo tre infarti, arrestato come un volgare criminale... senza aver fatto nulla!", l'imprenditore si è sentito male e l'interrogatorio si è interrotto. Il suo avvocato, Renato Borzone, che l'ha fatto assolvere in primo e secondo grado dall'accusa di aver ucciso il banchiere Roberto Calvi nel 1982, lo ha invitato a calmarsi e a continuare a rispondere. E, al termine, saranno messi a verbale i suoi "non ne sapevo nulla" sul dossieraggio a danno di Caldoro, il candidato del Pdl, in Campania, sulle interferenze nelle nomine del Csm, sulla tentata ispezione ai giudici che avevano escluso la Lista Formigoni dalle elezioni in Lombardia. Si è arrivati poi a parlare delle riunioni a casa del coordinatore nazionale del PdL, Denis Verdini, che per l'accusa servivano a pianificare le pressioni sulla corte costituzionale per far dichiarare legittimo il lodo Alfano che bloccava i processi a carico di Silvio Berlusconi. Accanto al padrone di casa c'erano i tre arrestati, il senatore Marcello Dell'Utri, il sottosegretario alla Giustizia Caliendo, il capo dell'ispettorato dello stesso ministero Arcibaldo Miller, il giudice Antonio Martone. E Carboni ha negato che si sia parlato dei problemi giudiziari del Premier, offrendo così un'altra versione, e definendo la riunione "bellissima". "All'epoca bisognava nominare i candidati della Regione Campania. Miller era la persona più idonea, era considerata da Verdini la persona ideale. E perché proprio io che di politica...? Perché io avevo una certa frequentazione, soprattutto con Verdini". La candidatura del magistrato napoletano a capo degli ispettori ministeriali, ha approfondito Carboni, interessava soprattutto Martino e Lombardi e ha dichiarato "Essendo io più amico, probabilmente, di Verdini rispetto a Miller, potevo influenzare, potevo raccomandare. Cosa che ho fatto e che io trovo estremamente normale... Non so se ricordo bene, credo che sia stato Miller a rinunciare... Evidentemente ritenevano che io potessi influire, perché Verdini potesse convincere il dottor Miller, a cui loro tenevano moltissimo, perché accettasse la canditatura". Ma l'imprenditore, nelle sue dichiarazioni, esclude gli accenni al "Lodo Alfano", pronunciando solo che era una cosa di cui i giornali si occupavano molto, e ha continuato insistendo sulla scelta dei candidati: "Si è parlato di Cosentino, si è parlato di un altro, di Altieri, si è parlato di quello che c'è attualmente... Ogni tanto veniva, "Vediamoci, vedi di dire a Verdini di sostenere questo e quello", e questo non lo consideravo un reato di alcun genere... ". Il giudice, visibilmente poco convinto delle sue risposte, è poi passato al successivo "tema Cappellacci" e agli investimenti nell'energia eolica, in Sardegna. Carboni ha dichiarato, senza lasciare dubbi: "Ho sostenuto Cappellacci, è vero", ma ha sottolineato che, da quel momento in poi, ne avrebbe ricavato solo svantaggi, come la cancellazione della "legge Soru" che - a detta dell'imprenditore - "consentiva alle grandi società di intervenire nel mondo dell'eolico". E ha continuato:" Da quando è stato eletto questo signore ha creato danni a tutti, non solo a me. E' vero che è ricolmo di sorrisi, che è venuto da Verdini, che è venuto a Roma, ci siamo incontrati, ma per tutto l'anno non ha fatto nessuna legge". Eppure ci sono telefonate in cui Carboni, dopo gli incontri col governatore, riferiva che "è andata benissimo", ma l'indagato è pronto a replicare: "Ecco, guardi i risultati. Meno male che è andata benissimo...". E sono state trovate anche alcune conversazioni sui provvedimenti normativi che Carboni e i soci avrebbero dovuto preparare in bozza per farli poi approvare. E la sua risposta alle accuse: "Questo è normale, mi scusi.. Per qualunque imprenditore, cosa che è successa e continua a succedere sia nel campo immobiliare che nel campo dell'energia, di qualunque iniziativa commerciale, la cosa migliore da fare è andare a trattare con il sindaco, con gli assessori, e quindi si va dal presidente... Lo facciamo tutti". Ma, alla domanda del giudice sulla ragione del sostegno di Martino a Cosentino, in Campania, Carboni ha risposto: "Mi permetto di dire che qualunque imprenditore, dico proprio qualunque, più onesto del mondo, ha interesse a che il politico che va a governarlo sia magari suo amico, e questo non credo che costituisca reato".