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P3, Verdini si difende: i 2,6 milioni frutto di sacrifici

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La magistatura di Roma ha aperto un'indagine sui conti correnti del coordinatore del Pdl e di Carboni dal 2004 a oggi. Intanto il governo, per voce di Alfano, conferma la fiducia a Caliendo

Tatiana Necchi
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Non ci sarà un nuovo caso Cosentino. A quanto pare il governo, su Caliendo, ha intenzione di combattere. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha dichiarato poco fa di confermare la piena fiducia al senatore, che è rimasto impigliato nel filone d'inchiesta della P3. "Il governo intende ribadire la piena correttezza dell'operato di Caliendo in due anni di lavoro", sono le parole del Guardasigilli durante il question time alla Camera in merito alle iniziative che l'esecutivo intende prendere sul coinvolgimento del sottosegretario.  "Giacomo Caliendo - ha aggiunto Alfano in risposta alle critiche dell'opposizione - continuerà a seguire per conto del governo il ddl intercettazioni". Ieri Pd e Idv hanno presentato una mozione di sfiducia contro il senatore, mozione che il presidente del Senato Renato Schifani deve ancora visionare e mettere in calendario. L'inchiesta P3 va avanti. I giudici hanno aperto un'indagine sui conti bancari di Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl e Flavio Carboni, il faccendiere considerato una dei pilastri della nuova loggia (noto perché fu coinvolto anche nel caso Calvi ai tempi del crac dell'Ambrosiano). Le indagini si concentreranno  su tutti i conti correnti aperti dal 2004 ad oggi in istituti del gruppo Unicredit. Ii pm della procura di Roma che indagano sulla P3 hanno dato mandato alla Guardia di Finanza di acquisire tutta la documentazione necessaria. L'obiettivo del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del sostituto Rodolfo Sabelli è di accertare se attraverso quei conti correnti siano state effettuate operazioni illecite o siano comunque transitati fondi riconducibili a eventuali tangenti.  Verdini replica al Corriere - "Oggi sul Corriere della Sera, mi sono imbattuto in un titolo a caratteri cubitali su certe indagini in atto nei miei confronti e relative a 2,6 milioni di euro. E visto che per l'ennesima volta vengo trascinato in un processo di piazza, alla piazza intendo rispondere: i 2,6 milioni di euro, che il Corriere della Sera sembra presentare come il frutto di chissà quale misfatto sono risorse personali, frutto di enormi sacrifici economici fatti da me, dalla mia famiglia e dai miei soci". Così il coordinatore del Pdl replica al quotidiano di via Solferino. Sulla P3, oggi, ha parlato anche Nicola Mancino, vicepresidente del Csm - Gli ultimi avvenimenti legati all'inchiesta P3 “gettano un cono d'ombra, ma non credo che questi possano incidere sull'attività che abbiamo svolto al Csm”, ha detto in un'intervista a Sky. Poi ha anche aggiunto: "è in corso un'inchiesta da parte della prima commissione e lo stesso PG della Cassazione avverte la necessità di avviare un procedimento disciplinare. Vedremo cosa succederà". In apertura del plenum Mancino aveva affermato che il Consiglio Superiore della magistratura ha sempre tutelato l'autonomia e l'indipendenza delle toghe: "L'interferenza sulla libera attività del magistrato non è mai stata posta in discussione - ha detto - il lavoro della sezione disciplinare dimostra con quanta attenzione ci siamo posti il problema di garantire l'indipendenza e l'autonomia".   La questione Mondadori - Nel frattempo spuntano anche dei retroscena: nelle oltre 15mila pagine allegate all'inchiesta sulla P3, compare circa 430 volte una parola: “Mondadori”. Di certo non è un nome qualsiasi considerato che, secondo la procura di Roma,  si tratta delle chiave di volta della vicenda. E si domandano: chi è il vero beneficiario della P3 e dei suoi progetti? E la risposta sembra scontata: Silvio Berlusconi. Dalle pagine pare che ci sia un presunto favore da 200milioni di euro che la P3 era pronta a fare alla Mondadori.  Il capitolo Marra - Mancino, sempre ai microfoni di Sky, è poi tornato a ribadire la propria autonomia nella scelta di votare a favore di Alfonso Marra per la presidenza della Corte d'Appello di Milano e ha sottolineato di «non aver potuto immaginare che esistesse una loggia P3: non ne conosco la consistenza, non so se esista o no e sarà la magistratura a fare chiarezza su questo punto. Non potevo mai immaginare - dice Mancino a Sky Tg24 - che un geometra (Pasquale Lombardi, ndr) potesse convincermi a votare Marra. Io ho esercitato la mia funzione di elettore in autonomia e indipendenza». «Tengo inoltre a ricordare - ha aggiunto - che all'epoca in cui il Parlamento ha trattato le conseguenze dell'appartenenza alla P2 io ho fatto dichiarazioni di voto a favore dell'entrata in vigore di una legge che punisse quelli che ne facevano parte». L'editoriale di Avvenire sulla p3 - La questione morale a Milano e in Lombardia «non è un piagnisteo» e forse ad averla aperta «non sono solo quattro mele marce»: c'è «un'economia del disastro consegnata alla generazione futura, il peggio immaginabile della diserzione morale». Così, in un editoriale, il quotidiano dei vescovi Avvenire commenta il sequestro dell'area di Santa Giulia, le inchieste sulla contaminazione mafiosa e il rapporto sulle ecomafie di Legambiente, riferendosi anche indirettamente alle parole di Berlusconi al Duomo. Per Famiglia Cristiana il giudizio è ancora più netto: i politici si sono impossessati dello Stato. "Il bene comune da amministrare nell'interesse di tutti è considerato patrimonio privato dei politici"

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