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Corte dei Conti, allarme corruzione: "Manca l'etica"

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Intervento del nuovo presidente, Luigi Giampaolino: "Venuto meno il rispetto sacrale del denaro pubblico"

Paolo Franzoso
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Dopo le sollecitazioni di Pierferdinando Casini, la questione morale finisce al centro del primo incontro con i giornalisti del nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino. Ne esce una visione dell'Italia alquanto desolante. Il paese attraversa “un momento non facile” a causa “dell'aspetto plurale delle istituzioni, le difficoltà economiche” e per via dell'esistenza di un vero e proprio “patema morale”, spiega il neonominato. Quindi, per contrastare la diffusione dei comportamenti scorretti, “è necessaria una sensibilità etica più rilevante”. Corruzione diffusa, il male primordiale che affligge il nostro sistema e che più volte è stato denunciato nell'ultimo periodo dalla Corte dei Conti. Manca “il senso del pubblico impiego come dovere etico” e mancano “rispetto e remore che si devono avere nell'accostarsi alle pubbliche risorse” perché è venuto meno “il rispetto sacrale del pubblico denaro”, commenta Giampaolino. Causa del male, secondo il nuovo presidente, è il trionfo del privato sul pubblico: "Ho avvertito l'impossessamento dell'ufficio da parte dell'impiegato privato, come se l'ufficio fosse diventato dei liberi professionisti che vi si appoggiano". In sostanza, conclude, "è venuta meno l'immedesimazione del soggetto con l'ufficio".

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