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Reggio Emilia: rappresentante ucciso e gettato nel pozzo. Fermato un amico

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Nella notte ha confessato Vittorio Miani, proprietario del podere dove è stato rinvenuto il corpo della vittima. Il movente: un debito non ancora saldato

bonfanti ilaria
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Dal primo pomeriggio di ieri fino a notte fonda gli investigatori hanno tenuto sotto torchio Vittorio Miani, 73 anni, amico di Franco Gatti, il 60enne rappresentante di Sassuolo, ucciso con due colpi di pistola e trovato morto in fondo a un pozzo, a Sant'Antonino di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, proprio nel cortile dell'amico. L'uomo è stato rintracciato solo ieri, dopo 14 giorni di ricerche dalla sua scomparsa da casa che risale al 29 luglio scorso. Miani è stato fermato, nella notte, a Sassuolo. Nel suo podere era stato infatti rinvenuto, nella giornata di ieri, nel pozzo, il cadavere di Franco Gatti. Nei suoi confronti è stato emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto. Su di lui gravano le accuse di omicidio aggravato, occultamento di cadavere, porto abusivo di arma da fuoco e danneggiamento a seguito di incendio. L'uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'arma utilizzata per commettere il delitto, molto probabilmente una pistola di piccolo calibro, non è stata ancora rinvenuta. I gravi e concordanti indizi, raccolti dagli inquirenti, che già avevano consentito di indirizzare le ricerche della vittima al podere di proprietà di Miani, sono stati tuttavia ritenuti sufficienti a motivare il fermo dell'indiziato. Durante la notte, il 73enne è stato interrogato al Comando dei Carabinieri di Sassuolo dai militari dell'arma di Reggio e Modena, coordinati dai sostituti procuratori Catia Marino e Luca Guerzoni, ed è scattato il fermo. Dalle prime indagini pare che Miani fosse in una situazione di ristretezza economica e in credito con Gatti. A detta degli inquirenti potrebbero essere questi i motivi alla base dell'aggressione, finita con due colpi di pistola per il rappresentante, uno alla nuca e uno alla schiena, e barbaramente gettato in quel pozzo. L'auto che aveva utilizzato nella giornata di giovedì per andare dall'amico a Sant'Antonino di Casalgrande, la "Lancia Musa" colore oro di una delle figlie, è stata trovata bruciata la scorsa notte, a Magreta di Formigine, alle porte di Modena, incendiata probabilmente da non più di un giorno. I Carabinieri ipotizzano che una terza persona possa averla portata lì. In una lettera aperta, la famiglia della vittima ringrazia chi l'ha aiutata nelle ricerche e descrive Vittorio Miani come "una persona che Franco conosceva da vent'anni e della quale si fidava al punto di raggiungerlo nella propria abitazione. La pazzia estiva, un momento di follia omicida di una persona ci ha sottratto l'amore e la tenerezza di un marito, di un padre e di un nonno. Assurda, immotivata e crudele come solo la follia è capace di essere".

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