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Mafia: fatture per pagare il pizzo. Arrestate 8 persone a Palermo

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Un duro colpo al clan delle famiglie mafiose di Ficarazzi. Alcuni imprenditori simulavano pagamenti per servizi e forniture inesistenti

bonfanti ilaria
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E'stato decapitato nella mattina di oggi il vertice delle famiglie mafiose di Ficarazzi, un paese dell'hinterland palermitano. I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno infatti eseguito 8 provvedimenti cautelari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Le accuse, contestate agli indagati, sono associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento e traffico di stupefacenti. L'operazione "Iron man" ha documentato il conflitto tra il "reggente" della cosca di Ficarazzi e un boss emergente che avrebbe tentato di assumere il controllo del territorio e la gestione del racket delle estorsioni, arrivando a picchiare selvaggiamente un imprenditore che aveva cercato di ribellarsi. Alcuni imprenditori, infatti, per dissimulare il pagamento del pizzo, emettevano regolari fatture per servizi e forniture, mai resi. Gli imprenditori, vittime del racket delle estorsioni, erano così costretti anche a pagare l'Iva per servizi inesistenti. Gli imprenditori non hanno collaborato alle indagini. Lo ha riferito il procuratore aggiunto, Ignazio De Francisci, che ha dichiarato: "Abbiamo deciso di non sentirli nemmeno durante le indagini perchè abbiamo capito che non ne avremmo ricavato nulla". Il Magistrato ha inoltre aggiunto: "Con questi arresti gli imprenditori non hanno più alibi per la loro omertà. O parlano o pagheranno conseguenze amare del loro silenzio". De Francisci ha osservato ancora che, mentre a Palermo si diffondono la denunce delle vittime di estorsione, "nei Paesi la mentalità mafiosa è ancora vincente". Un concetto, più volte ribadito dal Comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Teo Luzi ha riferito che: "In città vediamo segnali positivi, a Ficarazzi no. Nell'hinterland le famiglie mafiose sono ancora molto attive, e per controllare il territorio, ricorrono a una violenza molto dura. Tuttavia -ha concluso Luzi- sono convinto che con l'apporto delle associazioni antiracket si allargherà ulteriormente la cultura della collaborazione con le forze dell'ordine".  

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