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I Litfiba le suonano dal palco palermitano a Dell'Utri e il premier (guarda il video)

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Reunion crea scompiglio. L'assessore della Provincia di Palermo, Eusebio Dalì. "Hanno offeso l'intelligenza dei siciliani"

Roberto Amaglio
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Altro che rock duro. La tournee estiva dei Litfiba intitolata Reunion sta guadagnando le prime pagine dei giornali non per i pezzi, la musica e le coreografie del ritrovato duo, bensì per gli “assoli” (chiamamoli così) che Piero Pelù sta scagliando dai diversi palchi italiani contro la P2, Licio Gelli, tutti i suoi ex iscritti, Marcello Dell'Utri e, naturalmente, Silvio Berlusconi. Tuoni che partono già dal saluto al pubblico, dove si accoglie il popolo libero, non soggiogato dai mezzi di distrazione di massa (tv e giornali su tutti) e, dulcis in fundo, il popolo che ritiene che Marcello Dell'Utri debba “farsi da parte” (per usare una terminologia decisamente più soft), così come altri personaggi che, a seconda della sede del concerto, possono cambiare volto e sembianze, purché abbiano fatto parte della loggia massonica della P2 o siano stati accostati di recente all'ormai celeberrima P3 (guarda il video in coda al pezzo). Lo hanno fatto a Bari, lo hanno fatto a Bergamo, lo hanno fatto a Milano, lo hanno fatto a Cagliari. Infine lo hanno fatto anche a Palermo, dove però si è scatenato un vero e proprio putiferio politico. Questa volta, infatti, gli amministratori siciliani non ci sono stati a considerare i monologhi del cantautore toscano come una semplice parte dello spettacolo, “meritevoli” di una forma di tolleranza simile a quella garantita alla satira, ma hanno preso carta e penna per ribattere alle accuse mosse contro la Sicilia e gli esponenti del governo presi di mira che, secondo loro, sono stati denigrati solo per lanciare appelli “populisti” e per fare una sterile “propaganda politica”. A “suonarle” a Pelù è l'assessore alla cultura e alle politiche giovanili della Provincia di Palermo, Eusebio Dalì. In una nota, il politico rappresentante del Pdl dimostra a sua volta di sapersi distreggiare nei toni duri delle rock star. "I Litfiba hanno offeso l'intelligenza dei giovani siciliani, almeno di quelli, e sono proprio tanti, che sanno ascoltare  buona musica senza farsi fuorviare da squallidi messaggi populisti e demagogici, lanciando invettive contro il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e accusando lui e i suoi più stretti collaboratori di collusione con la mafia, denigrando il popolo siciliano. Parafrasando una loro canzone, li invito a non alimentare quell'ignoranza che uccide più della fame". E ancora, "sono venuti in Sicilia a fare propaganda politica, con la tipica presunzione di chi crede di essere depositario di verità assolute. L'essere acclamati non giustifica gli eccessi verbali violenti che creano odio e divisioni. A Campofelice di Roccella io c'ero e non mi sembrava di stare ad un concerto, bensì a un processo di piazza sommario, a un pubblico linciaggio". E Dalì lancia anche la sua proposta, una sorta di editto Pelù: se i Litfiba non chiederanno scusa alla Sicilia e ai siciliani e non si limiteranno in futuro a fare solo musica, lasciando stare la volgare propaganda “che tocca temi e concetti che di fatto disconoscono”, l'assessore palermitano potrebbe proporre una sorta di esilio per il duo toscano e per tutti quelli che parlano un po' troppo di politica dal palco. "Invito l'incolpevole sindaco Vasta e tutti i primi cittadini della Sicilia a non ospitare più artisti che hanno come unico scopo il pontificare, predicare e fare lotta politica, servendosi di quella potentissima arma che è la musica e la sua capacità di penetrare le giovani sensibilità, di formarle o di plagiarle a seconda dei casi". Esilio o no, favorevoli o contrari; sta di certo che i Litfiba stanno ottenendo quello che vogliono: la loro tournee fa e farà parlare ancora per molto tempo.  

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