Farefuturo copia Travaglio. "Ci sbagliavamo su Berlusconi"
Filippo Rossi, direttore di Ffwebmagazine, attacca il Cav con slogan "made in Santoro". Altro che abbassare i toni
Da un lato Gianfranco Fini che incontra Gianni Letta cercando, se non un accordo di riappacificazione, almeno una tregua, con dossier, inchieste e martellamento mediatico rimessi nel cassetto (come se fosse facile, con querele e denunce ormai in rampa di lancio). Poi le secchiate d'acqua sul fuoco gettate da Italo Bocchino, il quale ha negato l'esistenza di una crisi di governo e ha confermato che, a settembre, i deputati finiani non metteranno in minoranza il Pdl sui punti programmatici. A questi segnali di distensione tra le due fazioni della destra parlamentare, però, rispondono le feroci bordate rivolte a Silvio Berlusconi da Ffwebmagazine (www.ffwebmagazine.it), il periodico online della Fondazione Farefuturo diretto da Filippo Rossi. Affondi in toni “Travaglieschi” – Più che di una fondazione di destra rimasta a fianco del premier per quindici, lunghi anni politici, l'editoriale del direttore vicino al Presidente della Camera sembra un excursus storico sui nomignoli con cui la sinistra estrema e i “Di Pietristi” hanno etichettato il Cavaliere: si va dal “Caimano”, al politico propagandista che usa il suo strapotere nei media, si rispolverano anche i conflitti d'interessi del Cavaliere e il famoso “editto bulgaro” ai danni di Santoro, Biagi e Luttazzi. "Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida integralmente con le sue espressioni più appariscenti e drammaticamente caricaturali – attacca Filippo Rossi –. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare scientificamente l'avversario e magari distruggerlo. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non si nutra di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario. Ma tanto non ci proveranno nemmeno, a convincerci". "Eravamo convinti che fosse un semplice dibattito politico, il confronto tra due idee di centrodestra. Eravamo convinti che si trattasse di un normale dialogo tra idee diverse, opzioni diverse, leadership complementari. Era una sicurezza che derivava da una certezza cresciuta negli anni: Berlusconi non era il Caimano descritto dagli antiberlusconiani di professione; Berlusconi era un leader atipico ma liberale; Berlusconi non era uno da "editti bulgari"; certo, Berlusconi aveva tante questioni personali e aziendali (quante se ne potrebbero elencare) ma era comunque un leader con un sogno, una lucida follia. Ed è in base a queste certezze che lo abbiamo difeso per anni, sperando nella sua capacità di spiccare il volo e diventare un grande politico, uno statista". Errori e vergogna – Un errore di valutazione durato tre lustri, di cui lo stesso direttore Filippo Rossi si vergogna. "Il pensiero corre agli eventi passati, all'editto contro Enzo Biagi, contro Daniele Luttazzi, contro Michele Santoro. Il pensiero corre ai sensi di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima? Non c'è una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Una vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore. Ora non è più una querelle politica, è una questione di civiltà. Di democrazia. E di libertà. Questioni forse più grandi di noi, che impongono una scelta difficile. Perché quello che abbiamo visto in questi ultimi tempi, tra documenti di espulsione e attacchi sguaiati alle istituzioni che sembrano concepite come proprietà privata e non come bene pubblico, relazioni internazionali di dubbio gusto e killeraggi mediatici, per non parlare delle questioni etiche trasformate in propaganda di partito, ecco, tutto questo dimostra che c'è una distanza culturale prima di tutto. E che la scelta a questo punto è se stare o meno dalla parte di una politica che si possa dire davvero laica e liberale". Riappacificazione? – Per quanto il diritto di espressione permetta alla Fondazione “Fare futuro” di sostenere queste tesi, mettetevi un po' nei panni del moderatore Gianni Letta: riuscireste dopo queste mazzate on line ad abbassare i toni del confronto?