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Andreotti: "Ambrosoli se l'andava cercando"

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Polemiche per la frase del senatore sul liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona ucciso nel '79. Oggi le scuse: "sono stato frainteso"

Eleonora Crisafulli
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"Non voglio sostituirmi alla polizia o ai giudici, certo, è una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando". Attorno alla frase pronunciata da Giulio Andreotti a proposito dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli scoppia la polemica. L'ex premier avanza una valutazione del caso e si esprime in questi termini sull'avvocato che si occupò della liquidazione della Banca Privata Italiana di Michele Sindona e  fu ucciso da un suo sicario l'11 luglio del 1979. L'intervista - Intervistato da Giovanni Minoli per la puntata della Storia siamo noi (in onda questa sera) dedicata ad Ambrosoli, il senatore a vita usa anche parole positive per Sindona: "Io cercavo di vedere con obiettività. Non sono mai stato sindoniano, non ho mai creduto che fosse il diavolo in persona". Il fatto "che si occupasse sul piano internazionale dimostrava una competenza economico finanziaria che gli dava in mano una carta che altri non avevano. Se non c'erano motivi di ostilità, non si poteva che parlarne bene". Le proteste - Per il figlio minore di Ambrosoli, Umberto, quella di Andreotti è una battuta che si commenta da sola. Il senatore si mostra "perfettamente coerente con la propria storia, con il processo di Palermo, con il processo per l'omicidio di mio padre. Ciascuno, con questa frase, potrà arricchire il proprio giudizio su quella storia, su quegli anni e sui suoi protagonisti. Per il resto, è superflua qualsiasi altra considerazione". In un'intervista a Radio24 aggiunge: "Non so se le parole del senatore Andreotti rappresentino un sentire comune. Francamente ho la sensazione opposta. Il mondo economico finanziario ha fatto tesoro di quella esperienza per cambiare qualcosa", invece "il mondo politico sembra non aver fatto nulla di quell'esperienza". Sulla sua pagina di Facebook l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni, scrive:  "Per chi volesse partecipare della nostalgia per i 'bei tempi della Prima Repubblica' segnalo la incredibile dichiarazione di Andreotti secondo il quale Ambrosoli, ucciso da un killer su mandato di Sindona, 'se l'è cercata'. Se non si ha voglia di futuro, il passato ritorna". Anche l'Idv protesta contro le frasi "gravissime di Andreotti, frasi che suonano come "un insulto al coraggio civile e alla cultura della legalità", dice Leoluca Orlando. E poi: "Ha infangato la memoria del coraggioso Giorgio Ambrosoli, assassinato per la sua onestà, quella di tutti i cittadini onesti e dei servitori dello Stato che hanno perso la vita perché non sono scesi a compromessi". La smentita - Scatenato il polverone, il senatore ha poi corretto il tiro delle sue dichiarazioni: "Sono molto dispiaciuto che una mia espressione di gergo romanesco abbia causato un grave fraintendimento sulle mie valutazioni delle tragiche circostanze della morte del dottor Ambrosoli: intendevo fare riferimento ai gravi rischi ai quali il dottor Ambrosoli si era consapevolmente esposto con il difficile incarico assunto". La trasmissione - A La Storia siamo noi, in onda alle 23.50 su Raidue, la vicenda di Giorgio Ambrosoli diventa la storia di "un eroe borghese", come lo ha definito Corrado Stajano. "Un eroe involontario, un uomo normale ma straordinariamente capace, che ha messo il suo talento e la sua vita al servizio dello Stato e della legge. La sua vicenda si intreccia alla grande finanza, alla politica, alla Mafia ma, soprattutto, alla parabola di Michele Sindona: il finanziere siciliano che dal nulla costruisce una immensa fortuna, e che, improvvisamente, fallisce". Nel 1980, Sindona viene condannato a 25 anni di prigione e Minoli è andato ad intervistarlo nel carcere di Otisville.

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