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Ultimatum del reverendo Jones sulla moschea a Ground Zero

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Obama: "non siamo in guerra con l'Islam". In Afghanistan le proteste contro il rogo del Corano fanno un morto

carlotta mariani
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Il paventato rogo del Corano fa la sua prima vittima. Un manifestante è stato ucciso con un colpo di pistola durante la protesta contro il falò che si stava svolgendo davanti alla base tedesca della Nato a Faizabad, nella provincia settentrionale dell'Afghanistan Badakhshan. Lo ha riferito un portavoce del governatore provinciale. Nonostante la rinuncia del reverendo della Florida di attuare la sua dissennata dimostrazione in occasione del nono anniversario degli attentati dell'11 settembre, quello che rischia di sfociare in un violento scontro di religione ha iniziato a montare, soprattutto in Afghanistan, dove una folla di 10mila uomini ha manifestato per le strade della città di Faizaba dal termine delle preghiere dell'Eid, la festa che segna la fine del Ramadan. "Ci sono molte migliaia di persone, è una folla importante", aveva dichiarato il vice capo della polizia provinciale, Sayed Hassan Jafary. Secondo il portavoce del governatore, alcuni manifestanti avrebbero lanciato pietre contro la base e i militari avrebbero aperto il fuoco. Ma le proteste si sono estese a cinque province dell'Afghanistam. Manifestazioni più o meno spontaneee sono sorte a nord di Kabul, a Badghis, a Ghor e a Herat, mentre circa 2mila persone hanno marciato verso un edificio governativo a Farah. Anche in Pakistan non sono mancate le agitazioni. Nella città di Multan, al centro dello stato, si sono radunati 600 uomini e sono state bruciate delle bandiere americane. Il pastore americano Terry Jones, anche se ha rinunciato al rogo, non rinuncia alla sua battaglia. E tra i suoi principali obiettivi c'è quello di  far saltare la costruzione della moschea a Ground Zero. Il  reverendo ha concesso due ore di tempo all'imam intenzionato a costruire la moschea nel luogo simbolo dell'attentato alle Torri Gemelle, a New York, perchè dica se è d'accordo a cambiare sito. Non siamo in guerra con l'Islam - Visto che l'11 settembre rischia di trasformarsi in una polveriera, anche il presidente americano Barack Obama è sceso in campo per provare a rasserenare gli animi. "L'America non è in guerra contro l'Islam, ma contro il terrorismo - ha detto il 44° presidente degli States -. La maggioranza degli americani crede nella tolleranza religios, e sa bene quali siano i veri nemici degli Stati Uniti". E infine un nuovo appello alla tolleranza e alla convivenza religiosa. "Siamo una sola nazione davanti a Dio. E non importa quale sia il nome di questo Dio". Il suo appello, però, sembra essere caduto nel nulla: le notizie proveniente dalla Danimarca (la cui matrice dovrà essere ancora verificata) e l'allarme sul terrorismo interno lanciato dall'Huffington Post sono i segnali scoraggianti: la tensione religiosa ha raggiunto un picco drammatico. Il terrorismo, in questo scenario, può infilarsi agevolmente.

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