Galere ambulanti
Appunto di Filippo Facci
Per vietare il burqa basterebbe niente, sarebbe sufficiente una lieve modifica alla legge 152 del 1975 che vieta di mascherarsi in luogo pubblico: è la stessa legge secondo la quale un tizio che passeggi con un casco integrale in testa, oggi, è considerato un cretino e un fuorilegge, mentre una donna musulmana che indossi il burqa o il niqab ha invece il «giustificato motivo»: lo hanno spiegato il Tar nel 2004 e il Ministero dell'Interno nel 2006. Questa galera ambulante, oltretutto, esiste solo nell'islam più involuto e vorrebbero abolirla tutti i partiti, in realtà: sinistra compresa, benché qualche cretino multiculturale ancora resista. Morale, il burqa non si abolisce. La volontà politica, nel nostro Paese, è ancora troppo imperniata sul rovesciamento di quella altrui. Vuoi abolire il burqa? Allora io no; oppure sì, ma il problema è un altro. Così ci teniamo questa macchina del tempo puntata sul Medioevo, simbolo più appariscente di altre e più nascoste segregazioni femminili. E non c'entra la cultura: il burqa infatti rappresenta una separatezza culturale che è solo il travestimento di una separatezza delle regole, le regole che gravano su tutti gli altri, quelle che si è costretti a rispettare e che talvolta, persino dalle nostre parti, si è addirittura orgogliosi di avere.