Di Girolamo patteggia pena di 5 anni

Michela Ravalico

Nicola Di Girolamo è agli arresti domiciliari. Dopo sei mesi e mezzo di carcere, l'ex senatore del Pdl travolto dall'inchiesta sul riciclaggio in cui sono stati indagati anche Silvio Scaglia di Fastweb e Gennaro Mokbel (per fare solo i nomi più noti) ha lasciato il carcere di Rebibbia, dove era detenuto dal 3 marzo scorso. Di Girolamo era stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di ingenti somme di denaro effettuato a livello internazionale e, con riferimento alla sua elezione a senatore con il voto degli italiani all’estero, per violazione della legge elettorale e per scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso. Nei suoi confronti, la procura di Roma aveva sollecitato e ottenuto il giudizio immediato, ma Di Girolamo, attraverso i propri legali, si è impegnato a concordare con i magistrati un patteggiamento a cinque anni di reclusione e a restituire 4 milioni e 700mila euro, ritenuto da chi indaga il provento di attività illecite. Da quando è finito in manette, l'ex senatore si è sottoposto a numerosi interrogatori, risultando alla fine uno dei pochissimi indagati ad aver collaborato all’inchiesta. Ai magistrati della procura, oltre ad aver svelato il meccanismo della frode fiscale messa in atto da alcuni ex dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle, con la regia dell’imprenditore napoletano Gennaro Mokbel e di alcuni suoi stretti collaboratori (come Carlo Focarelli e Marco Toseroni), Di Girolamo ha anche parlato dell’affare Digint, società che faceva parte del gruppo Finmeccanica e che (sospettano gli inquirenti) serviva per creare fondi neri all’estero.