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Scuola di Adro, sindaco della città diffidato

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La Cgil di Brescia ha presentato la denuncia in tribunale Salvini espone la bandiera della Padania a Strasburgo

Tatiana Necchi
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Dopo le polemiche e la lettera del ministro dell'istruzione Maria Stella Gelmini, ora la questione della dei simboli padani nella scuola Gianfranco Miglio di Adro rischia di finire davanti a un giudice. I dirigenti della Cgil di Brescia hanno inviato una diffida al sindaco Oscar Lancini, invitandolo a rimuoverli. Altrimenti? Agiranno in giudizio. Secondo il legale della Cgil, l'avvocato Alberto Guariso, firmatario della diffida, l'esporre «in misura così insistente i simboli di un partito politico» pone il lavoratore impiegato nell'istituto «in un contesto politicamente connotato laddove invece il suo contratto di lavoro è stato stipulato con un soggetto (lo Stato) privo di tale connotazione e anzi caratterizzato dalla più assoluta neutralità e laicità». Il tutto in violazione dell'articolo 3 del decreto legislativo 216/03 attuativo della direttiva Ce 2000/78 che «vieta qualsiasi discriminazione determinata da convinzioni personali nei luoghi di lavoro e nei rapporti di lavoro». Il legale ricorda al sindaco che «tale prescrizione costituisce peraltro attuazione e specificazione del principio di uguaglianza senza distinzioni di opinioni politiche di cui all'articolo 3 della Costituzione e del divieto di discriminazione per convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra naturà di cui all'articolo 21 della Carta per i diritti fondamentali dell'Unione europea, oggi inserita nel Trattato». Secondo chi scrive «lo stesso articolo 2 del decreto legislativo citato precisa che per discriminazione deve intendersi ogni trattamento di svantaggio che sia determinato dalle ragioni vietate, ivi comprese dunque le convinzioni personali. Alla luce di tali riferimenti normativi - tira le somme Guariso - mi pare indubbio che un lavoratore costretto a operare in un luogo pubblico ove vengono utilizzati e esposti al pubblico in misura cosí insistente i simboli di un partito politico (la Lega nord) si trovi in una posizione di svantaggio nel senso indicato dalla citata normativa, vedendosi costretto a lavorare in un contesto politicamente connotato (come legittimamente avviene nelle cosiddette 'organizzazioni di tendenzà di cui si occupa l'articolo 4 della citata direttiva 78), laddove invece il suo contratto di lavoro è stato stipulato con un soggetto (lo Stato) privo di tale connotazione e anzi caratterizzato dalla più assoluta neutralità e 'laicità'». Di più, secondo l'avvocato, «ciò vale a maggior ragione quando la prestazione lavorativa non si svolga nel chiuso di un ufficio, ma consista nell'erogazione di un servizio al pubblico, ove dunque l'esigenza del lavoratore di non essere 'marchiatò da riferimenti politici non graditi o non scelti è ancora più forte». Di qui l'invito a «provvedere immediatamente alla rimozione dei simboli», altrimenti «provvederò ad agire in giudizio». Nella lettera si spiega che ad attivarsi contro la questione dei simboli sono stati il segretario generale della Cgil di Brescia, Damiano Galletti e il segretario generale della Flc-Cgil di Brescia, Pierpaolo Begni. Intanto la polemica sbarca a Strasburgo. C'è infatti una bandiera in più che oggi sventola dalla sede del Parlamento europeo, mentre è in corso la sessione plenaria con tutti gli eurodeputati dei 27 Stati della Ue: è quella della Padania. Un bandierone da stadio, sei metri quadri, che l'eurodeputato della Lega, Matteo Slavini, ha calato dalla finestra del suo ufficio. Il simbolo, ben visibile a tutti, ha anche una dedica particolare: «Per tutti quelli che non amano la libertà e i simboli dei popoli, da Adro a Roma - spiega Salvini - Siccome qualcuno in Italia dice che la Padania non esiste mi è sembrato opportuno spiegare ai miei colleghi europarlamentari che invece la Padania esiste, e che c'è una parte dell'Italia che si sente Padania. Avevo pensato di esporre solo una bandierina - ha aggiunto l'eurodeputato del Carroccio - ma alla fine ho comprato un bandierone in modo che si veda meglio. Finora non ha creato problemi»

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