Montecarlo, video rimandato al pomeriggio

carlotta mariani

Tutto confermato. Al termine di una riunione di governo sull'isola di Saint Lucia, il ministro della Giustizia Lorenzo Rudolph Francis, ha ribadito che la lettera da lui inviata il 16 settembre scorso al premier caraibico King Stephenson è autentica. Il documento indica in Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, il proprietrio delle due società off shore coinvolte nella compravendita della casa di Montecarlo. Secondo quanto riportato dal Fatto quotidiano Francis ha sciolto ogni dubbio sull'autenticità della lettera e sul suo contenuto durante una conferenza stampa, al termine di una riunione di Governo. "La lettera è autentica - avrebbe ammesso -. Ho deciso di scriverla al primo ministro per informarlo su una vicenda che rischiava di danneggiare l’economia dell’isola. Non so come sia finita nelle mani dei giornalisti che l’hanno pubblicata". Il ministro ha anche annunciato l'apertura di un'inchiesta per fare chiarezza sulla "fuga di notizie". Dietro alle società off shore Printemps e Timara, proprietarie dell’appartamento monegasco, ci sarebbe il cognato di Fini, che ha deciso finalmente di intervenire, rivelando la sua verità in un video web. Il filmato sarà diffuso domani. (Guarda il video) La reazioni - Valter Lavitola, il direttore dell’Avanti, accusato ieri di essere stato il creatore del "falso" documento" ,dopo aver saputo della dichiarazione del ministro caraibico, ha dichiarato: "Visto che non era una patacca?". Sulle pagine del suo giornale scrive:"ho informato i colleghi che oggi avrei detto la mia sulla esotica questione delle società off shore. Un minuto dopo il messaggio del presidente Fini terrò fede all'impegno preso e lancerò un'agenzia". Ricevuto a palazzo Grazioli ieri pomeriggio, ha detto a Berlusconi: "Perfino un pesce piccolo come me viene messo sulla graticola per il solo fatto di esserti amico". Ma Bocchino insiste e dal TgLa7 di Mentana difende ancora Gianfranco Fini: nei suoi confronti "continua il massacro mediatico" e Santa Lucia "non potrà mai certificare" che la casa di Montecarlo è di Giancarlo Tulliani "perché non è così". Il quadro non cambia, "la certezza che Tulliani non è il proprietario di quelle società Fini ce l’aveva ieri e ce l’ha oggi. E’ falso che siano riconducibili a Tulliani. Se Santa Lucia ha le prove perché non le ha messe nero su bianco? Ha scelto una formula ambigua. Un ministro della Giustizia deve certificare e provare e non dire mi risulta... Poi Santa Lucia è un paese più piccolo di un quartiere di Napoli o Roma che vive perché è paradiso fiscale dove si generano società off-shore e si sa come vanno le cose...". Intanto i legali di Tulliani negano. “Il signor Gian Carlo Tulliani - recita un comunicato - smentisce categoricamente la notizia, ribadendo di essere un semplice conduttore della suddetta unità immobiliare”. Secondo Repubblica.it sarebbe stato Valter Lavitola, il direttore dell’Avanti, ad aver creato i dossier falsi contro il presidente della Camera. Notizia confermata ieri ad Annozero da Italo Bocchino: “Che Lavitola sarebbe uno degli uomini che ha lavorato per confezionare questa patacca risulta anche a noi”. A difesa del direttore della testata interviene l'avvocato Niccolò Ghedini: "Alcuni giornalisti tra cui il direttore dell'Avanti, Lavitola, in piena autonomia hanno svolto un legittimo diritto di inchiesta e di cronaca. Nessuna attività di dossieraggio". Forti le accuse di Fabrizio Cicchito dopo le parole di Bocchino:  "E’ in corso un'indegna montatura che vorrebbe coinvolgere il premier, Silvio Berlusconi, nelle vicende di dossieraggi sul caso Montecarlo - ha affermato il capogruppo Pdl alla Camera - è avvenuta un’indegna operazione di depistaggio, fatta per di più attraverso una trasmissione della tv di Stato, che ha raccontato una serie di menzogne senza possibilità di contraddittorio". L'accusa di dossieraggio Palazzo Chigi interviene - "Le illazioni, le voci e le congetture apparse quest’oggi su alcuni quotidiani in relazione a una presunta attività di dossieraggio sono assolutamente false, diffamatorie e destituite di ogni fondamento" si legge in una nota della presidenza del Consiglio. Il documento continua ricordando che "I Servizi nelle loro diverse articolazioni e la Guardia di Finanza hanno già provveduto a smentire, non avendo mai svolto alcuna attività, né diretta nè indiretta, né in Italia né all’estero, in relazione a queste voci". La nota conclude dicendo che"di fronte alla gravità di queste insinuazioni , la presidenza del Consiglio non può non denunciare la totale irresponsabilità di chi diffonde voci siffatte solo per ragioni di polemica politica, ben sapendo che esse non hanno il minimo fondamento". L’accusa di “dossieraggio” era arrivata dai finiani secondo cui, dietro ai documenti pubblicati dalla stampa sulla famosa casa monegasca, ci sarebbero i servizi segreti, su mandato dello stesso premier. L’accusa al Pdl ha coinciso con la battuta d’arresto dei colloqui tra Angelino Alfano e Italo Bocchino e tra Niccolò Ghedini e Giulia Bongiorno sul lodo Alfano. Oggi, il provvedimento sullo scudo verrà esaminato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, mentre la commissione Giustizia della Camera studia il ddl sul processo breve. L'esternazione di D'Alema, presidente Copasir - In serata è giunta anche la dichiarazione di Massimo D'Alema, in veste di presidente del Copasir. "Nessuno chiama in causa i Servizi segreti come tali, in quanto strutture" ha spiegato il presidente del Copasir in una intervista che verrà pubblicata domani dall’Unità. A proposito di quanto sta accadendo sul caso dei dossieraggi, D’Alema sottolinea: "Se possa esserci da parte di singoli, di gruppi che operano al di fuori di ambiti istituzionali una collaborazione a queste attività vergognose, ciò deve essere accertato, tenendo conto che il Copasir non è una commissione di inchiesta, non ne ha i poteri".  "Ciò che abbiamo fatto e faremo - prosegue D’Alema - è sollecitare costantemente chi ha la responsabilità di coordinare i Servizi - il DIS - ad esercitare i propri compiti istituzionali che comportano la vigilanza sull'operato degli apparati di intelligence affinché‚ sia eliminato anche solo il sospetto di attività al di fuori delle leggi. I cittadini - spiega D’Alema - devono essere garantiti del fatto che i Servizi agiscono al fine unico di tutelare la sicurezza della Repubblica. Continueremo con scrupolo ad esercitare il nostro compito".