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La crisi azzoppa il ricco Nord

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L'Istat afferma che nel 2009 il Pil delle regioni settentrionali è calato del 6%, contro il 5% nazionale

Roberto Amaglio
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Il conto più salato per questi due anni di crisi economica l'hanno pagato a sorpresa le ricche e produttive regioni del Nord-Ovest. Da quanto emerge dallo studio dell'Istat sui "Principali aggregati dei conti economici regionali", nel 2009 il Pil si è ridotto del 6% nel Nord-Ovest, del 5,6% nel Nord-Est, del 3,9% nel Centro e del 4,3% nel Mezzogiorno, a fronte di un valore nazionale pari a -5%. Nella relazione presentata quest'oggi a Roma, il Pil per abitante ai prezzi di mercato, misurato dal rapporto tra Pil nominale e numero medio di residenti, segna sempre nel 2009 una flessione del 3,7% a livello nazionale. Il calo è più contenuto nel Mezzogiorno (-2,7%) e nel Centro (-2,9%), mentre è più marcato nel Nord-Ovest (-4,6%) e nel Nord-Est (-4,5%). In tal senso è l'Emilia Romagna a sembrare più in difficoltà, con i settori chiave dell'economia messi alla frusta. A proposito di industria, il 2009 è stato un anno orribile per questo settore produttivo, che ha fatto segnare una caduta del 13,7%. I servizi scendono del 3,1%, mentre l'unico settore a tirare un sospiro di sollievo è l'agricoltura: +2,8%. Nonostante tutto il reddito dei lavoratori dipendente continua a crescere, seppur a rilento: si è passati infatti dai 35.335 euro annui del 2007 ai 36.421 euro nel 2008 (+3,1%), fino ai 37.123 euro del 2009 (+1,9%). Pil in calo come l'ottimismo - Se i numeri dell'Istat fotografano lo stato di salute dei bilanci, la Confesercenti si è occupata di un dossier in cui ha raccolto le principali preoccupazioni degli italiani. Dal quarto rapporto su "Gli Italiani e la crisi" è emerso che il 61% degli italianai si dichiara molto o abbastanza preoccupato a causa della crisi. In particolare, cresce anche il numero di coloro che si dicono molto allarmati (dal 28 al 31%). Una sensazione di ansia che tormenta soprattutto imprenditori, dirigenti e liberi professionisti, ma anche i lavoratori dipendenti dalle basse qualifiche. I diplomati e i laureati, però, sono quelli che se la passano peggio, preoccupati per i dati sulla disoccupazione giovanile e la difficoltà di collocarsi sul mercato del lavoro. Analizzando il dato per aree geografiche, secondo il rapporto la preoccupazione sale di ben 11 punti nel nord est (dal 21% di maggio al 32% di settembre 2010), mentre ad esempio nel sud sale solo di un punto (dal 36 al 37%). "Il calo di fiducia non è il solo segnale negativo - sottolinea il presidente di Confesercenti Marco Venturi - in quanto a esso si aggiunge il fatto che la gran parte degli italiani non crede che la crescita nel 2011 sarà significativa e vigorosa". Ecco perchè "si deve elevare la qualità del confronto politico e sociale se non vogliamo sprecare altri preziosi mesi". E Confesercenti individua cinque mosse per rilanciare il Paese: taglio delle spese, meno pressione fiscale, infrastrutture, autonomia energetica, lotta alla criminalità.

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