Intercettazioni, Berlusconi
"Pensiamo a un decreto"
"La situazione è grave". Tanto che Berlusconi sta pensando di accelerare i tempi e di agire per decreto. Lo dice a Napoli, e non sta parlando di rifiuti. L'emergenza insostenibile è quella delle intercettazioni. Le telefonate pubblicate da L'Espresso, in cui il premier discute con il manager Rai Agostino Saccà di veline e attrici da sistemare, è stata la goccia. "Vedremo", dice il premier a chi gli chiede lumi, ma è chiaro che c'è poco ancora su cui meditare. La norma che modifica l'attuale legislazione sulle intercettazioni, infatti, è stata approvata ieri dal Governo, ma è un disegno di legge e quindi è stato affidato al Parlamento. Alla Camera, però, e non al senato: la quale Camera è al momento oberata, al punto che l'approvazione del disegno potrebbe slittare a dopo l'estate. Troppo, per il premier. Non comprende la fretta il Pd. «La dichiarazione di Berlusconi sulla possibilità di emettere un decreto sulle intercettazioni è grave e inaccettabile. Non è questa materia per un decreto perchè non ci sono i requisiti di necessità e urgenza», ha detto infatti il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia. Si tratta, invece, per Tenaglia, di «una normativa processuale complessa e delicata che richiede un normale iter parlamentare quale quello del disegno di legge». «Del resto - conclude - lo stesso governo ha presentato un ddl per cui l'uscita estemporanea di oggi del presidente del Consiglio è incomprensibile».