Fecondazione, la legge 40 torna alla Consulta

Eleonora Crisafulli

Dopo i dubbi di costituzionalità sollevati dal tribunale di Firenze sulla legge 40, anche i giudici di Catania si rivolgono alla Corte Costituzionale contro il divieto di fecondazione eterologa assistita, ovvero con seme o ovuli che arrivano da donatori esterni alla coppia. L’avvocato Marilisa D’Amico, che ha seguito il ricorso etneo assieme agli avvocati Costantini, Clara e Papandrea, ha precisato che il tribunale ha sollevato la questione di legittimità rispetto al principio di uguaglianza, diritto alla salute e conformità delle norme italiane a quelle europee. Accoglie la notizia con entusiasmo l'avvocato Filomena Gallo che insieme al collega Gianni Baldini ha promosso e seguito il caso fiorentino. "È un passo importante - spiega la Gallo - perché i tribunali italiani stanno avvalorando la decisione di Firenze con la quale abbiamo aperto una strada di affermazione giuridica di diritti per coppie che hanno perso irrimediabilmente il loro potenziale riproduttivo. La Corte Costituzionale è chiamata a verificare non solo che siano rispettati i diritti costituzionalmente rilevanti ma anche l'affermazione di diritti riconosciuti dalla Carta Europea dei diritti dell'uomo". A dispetto delle obiezioni e delle critiche all'indomani dell'ordinanza fiorentina - aggiunge Baldini - i giudici rinviano la legge alla Consulta "per violazione del principio di uguaglianza ex art. 3 Cost. e 8 Cedu e di autonomia delle scelte individuali e familiari".