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I pm ci provano 23 volte con Ruby

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Fermata per furto, la interrogano solo sul premier. Poi si arrendono: né reati né irregolarità - di Gianluigi Nuzzi

Eleonora Crisafulli
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Dopo Stefania Ariosto, Noemi e Patrizia D'Addario, Ruby doveva essere come loro. Testimone e accusatrice, limpida e micidiale nel suo imputare a Silvio Berlusconi ogni male. Storie diverse (la Ariosto è l'unica ad aver determinato incolpazioni per il premier), ma dall'impatto mediatico devastante. Tra colloqui investigativi e interrogatori sarebbe stata sentita addirittura 23 volte sui suoi giri nella Milano da bere e nell'Arcore delle feste danzanti. Ventitre volte. Ipotizzando un giro di prostituzione con al centro una minorenne al cospetto del premier. Come anticipato da Libero, è questo il punto nevralgico di un'inchiesta di cui, al di là di tutto, sappiamo ancora poco. Aldilà delle fughe di notizie, aldilà della notte in questura del 27 maggio con le telefonate di Berlusconi, di questa indagine, delle ragazze reclutate da Lele Mora, dei brogliacci zeppi di gossip e di gusti sessuali, non sappiamo niente. Perché nell'animosità cieca di portare Berlusconi sul patibolo mediatico si è trascurato un dettaglio che da oggi giocherà a favore del premier: sulla notte passata in questura non ci sono reati. Nessun reato Ogni giorno che passa la storia giudiziaria di Ruby, infatti, perde un pezzo. Noi di Libero da giorni sosteniamo l'insussistenza penale per Berlusconi di tutta la vicenda, senza contare i rilevanti profili istituzionali e morali, censurati dal direttore Maurizio Belpietro. E anche oggi le dichiarazioni del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati certificano questa prospettiva. Questa volta però il capo dei pm di Milano si spinge anche oltre. Sostiene che «la fase conclusiva della procedura di identificazione, foto-segnalazione e affidamento della minore è stata operata in modo corretto». Sulla giovane la questura, nonostante quanto strilla Repubblica, non ha compiuto passi falsi, mosse illegali. E la verità che prospetta Bruti Liberati è talmente granitica nella sua affermazione che il magistrato va anche oltre, precisando che «non sono previsti ulteriori accertamenti sul punto». Tradotto in parole chiare e nette significa che il caso è chiuso. «È una notizia - commenta l'ex questore Vincenzo Indolfi - che conferma la mia grande fiducia nella procura di Milano e testimonia, riconosce la professionalità del personale della questura». Anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, vede confermata la sua linea: «Io - aggiunge - sono sempre stato certo della correttezza dei miei uomini: oggi c'è l'autorevole conferma che sgombra il campo da tutte le illazioni fatte». Ogni sera, del resto, capita che le volanti fermino dei minori. Spesso vengono “collocati” anche presso dei vicini di casa se i genitori sono indisponibili. E quella notte i genitori non mostrarono interesse per la ragazza quando, invece, la Minetti, con un ruolo istituzionale (è consigliere regionale), si propose di farsene carico. Indagati in vista Rimane da capire se siano avvenute e  perché  delle iscrizioni nel registro degli indagati, come annunciato ieri su queste colonne. Da escludere, ad esempio, che le telefonate compiute per conto del premier possano costituire elementi tali da determinare un'indagine a suo carico. Come, del resto, ha già smentito nei giorni scorsi lo stesso Bruti Liberati. Ma è possibile che le iscrizioni si riferiscano a dettagli al momento non noti, o a procedimenti che partono sempre da questa vicenda. Anche perché  risultano intercettate diverse utenze di persone vicine al premier e persone ad esse collegate, dal curriculum vitae non proprio limpido. Per settimane sono stati raccolti elementi che potrebbero presto costituire una storia a sé, ulteriore agli incontri raccontati da Ruby nei verbali e nelle interviste. Insomma, la vicenda non è conclusa. Gianluigi Nuzzi

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