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Bondi su Pompei: "Non mi dimetto"

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Il crollo della Domus Gladiatori non dipende dalla "mancanza di fondi ma dalla loro gestione". Il Pd prepara mozione di sfiducia. E Fli chiede un "atto di coraggio"

Eleonora Crisafulli
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Nell'aula di Montecitorio ieri e al Senato oggi, il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi riferisce sul crollo della Domus dei gladiatori a Pompei, rigettando accuse dirette e richieste di dimissioni. "Sarebbe comodo addossare a me tutte le responsabilità e al governo, accusato di tagliare i fondi alla Cultura, come se ciò possa essere la causa diretta" di quanto avvenuto, dice Bondi rivolto all'opposizione pronta a presentare mozione di sfiducia. "In passato ci sono stati altri crolli, anche più gravi" e purtroppo non si può escludere che ce ne saranno altri in passato, ma occorrerebbe "evitare strumentalizzazioni politiche". Chiedere le dimissioni "sarebbe un atto politicamente e moralmente ingiusto". Non sarebbe giusto "non solo perché non merito un tale trattamento, ma soprattutto perché sarebbe un ulteriore segno dell'incattivimento della lotta politica in Italia. Fondi - Inoltre "il crollo di un edificio, per quanto grave sia, non può cancellare i risultati ottenuti". Negli ultimi due anni "sono stati investiti oltre 79 milioni di euro" a Pompei. Di questi "21 milioni derivano dai fondi Fas, e 18 dalla vendita dei biglietti". Inoltre, continua, "l'83% di questi fondi è stato destinato alla messa in sicurezza del sito archeologico, per un totale di 65 milioni". Bondi sottolinea che quanto fatto dal 2008 "ha consentito la riapertura di un numero considerevole di edifici: oggi sono 49, mentre due anni fa erano 36". Ancora, continua il ministro, "sono oggi aperti al pubblico 23 ville, mentre nel 2008 erano 11".  Bondi ricorda che il prezzo del biglietto di Pompei entra nelle casse della Soprintendenza speciale di Napoli e Pompei e che "la giacenza di cassa" di quest'ultima era "nel 2003 di 58 milioni di euro, nel 2004 di 66, nel 2005 di 75 fino ai 43 del 2008 e ai 25 del 2009". Questi dati "dimostrano che il problema non è una mancanza di fondi ma di assicurare una gestione adeguata". E così propone di lasciare la tutela dei beni ai soprintendenti per affidare la gestione a "nuove figure professionali". Il crollo - Tornando al crollo della Domus, a giudizio della soprintendenza, "niente faceva presagire l'allarme". Un sopralluogo qualche giorno prima "non aveva segnalato pericoli visibili. E' collassata la copertura di cemento provocando il crollo. Verosimilmente il crollo ha interessato le murature verticali ricostruite e la copertura. Si sarebbe conservata la parte bassa, quella con le decorazioni che potranno essere restaurate. Si esclude che il danno della copertura sia dovuto a infiltrazioni nel solaio. Dai primi accertamenti il disastro sarebbe dovuto alla pressione delle murature perimetrali dal terrapieno a ridosso della costruzione imbevuto dalle piogge di questi giorni". Comitato di esperti - Per la tutela degli scavi le sovrintendenze di Napoli e Pompei saranno affiancate da un comitato di esperti. La commissione sarà diretta dal professor Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, e composta da Stefano de Caro, direttore generale per l'Archeologia, Roberto Cecchi, segretario generale del ministero e dall'archeologa Francesca Ghedini. Sarà compito del gruppo "valutare lo stato di degrado" dell'area con rilievi e monitoraggi nell'area. Dimissioni - Per Veltroni, intervenuto in aula dopo Bondi, "quel crollo racconta come una metafora lo sfarinamento del nostro Paese. Non siamo a chiederle un atto di responsabilità per un episodio specifico, le si chiede un atto di responsabilità per lo stato di abbandono della cultura italiana: il cinema, la lirica, la serrata dei musei. Noi le chiediamo le dimissioni, si è chiuso un ciclo. Si dice che bisogna spegnere la luce. La luce è già spenta". Come spiega Franceschini, Bondi dovrebbe prendere atto che la maggioranza dei gruppi ha chiesto un gesto di responsabilità e rassegnare le dimissioni: "se non avverrà dovremmo prendere le iniziative conseguenti per portare in Aula una mozione di sfiducia". Fli - Dopo il triplice colpo inflitto ieri al governo da Futuro e libertà,  i futuristi sono adesso chiamati a esprimersi sulla sfiducia a Bondi.  "Non chiedo le sue dimissioni - dice in aula Fabio Granata - chiedo soltanto con un atto di coraggio di assumersi fino in fondo le sue pesantissime responsabilità politiche". Come Veltroni critica "l'insopportabile linguaggio dei giacimenti culturali, così come è insopportabile il linguaggio di chi dice che la cultura non si mangia". Secondo il deputato Fli, Bondi ha fatto bene a sottolineare che non è la mancanza di fondi ad aver causato il crollo di Pompei, "ma questo aggrava le sue responsabilità".  Udc e Idv - L'Idv è pronto a votare la sfiducia. Non si sbilancia invece l'Udc: "Concerteremo con le opposizioni e con Fli - dice Pier Ferdinando Casini ai cronisti in Transatlantico - certamente penso che dovrebbe dimettersi lo stesso Silvio Berlusconi, lo dico ogni giorno. E la crisi va parlamentarizzata. Però non voglio adesso trarre delle conseguenze, valuteremo con le opposizioni e con Fli".

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