Aids: vaccino italiano migliora funzioni immunitarie, ma ci sono pochi fondi
Iss: "Siamo entusiasti, pazienti sottoposti a terapia vanno verso equilibrio". Scarsi finanziamenti, Fazio: "Possiamo trovarli"
Buone notizie nella lotta all'Aids. Il vaccino terapeutico italiano, in fase di sperimentazione, riporta alla normalità le funzioni immunitarie dei malati. Secondo Barbara Ensoli, del Centro nazionale Aids dell'Istituto superiore di Sanità - che sta sviluppando il vaccino - i risultati ottenuti sono "entusiasmanti". La rivista PlosOne ha pubblicato l'esito delle analisi nella sperimentazione clinica di fase II: in 87 pazienti trattati, dopo 48 settimane, si osservano miglioramenti notevoli nel sistema immunitario già compromesso dal virus. Fondamentale è l'azione del vaccino Tat combinato con la terapia antiretrovirale. "Migliora la loro qualità della vita - spiega la Ensoli - perchè anche se le terapie bloccano il virus non riescono a bloccare una serie di altre disfunzioni che continuano a esserci, da quelle cardiovascolari a quelle cerebrali, fino all'invecchiamento precoce, con gente di 40 anni che ne dimostra 70". E', questo, un effetto perverso della proteina Tat, vero "motore" dell'Hiv, che continua ad agire anche durante la terapia con antiretrovirali e a compromettere il sistema immunitario. Il vaccino italiano va ad agire proprio sulla Tat scatenando una risposta immune duratura, rendendo il virus una macchina senza piùù motore, e depotenziandone l'azione distruttiva. Barbara Ensoli (nella foto) poi aggiunge: "Questo vaccino arriva dove i farmaci non arrivano. Blocca l'immunoattivazione, aumenta le cellule B, le cellule immunitarie ritrovano funzionalità, c'è insomma un ritorno verso l'equilibrio in pazienti che sono già sottoposti a una terapia farmacologia efficace". Il vaccino Tat viene somministrato mensilmente con tre o cinque somministrazioni intradermiche in due diversi dosaggi (7,5 o 30 mg), e una volta finito il ciclo la sua efficacia è costante. A questo punto bisognerà valutare l'effetto del vaccino in pazienti sintomatici, per bloccare la malattia, e poi valutare l'effetto preventivo del vaccino, ossia su pazienti sani. Il problema però, nella lunga sfida contro l'Aids, giunge ora. La Ensoli ha dichiarato: "Non abbiamo più fondi per completare la fase II. Ci servivano 21 milioni di euro, ne abbiamo ottenuti 13, ne servono molti di più, non possiamo fermarci ora". In ogni caso, in tutto sono stati spesi finora circa 20 milioni di euro, a carico di ministero della Salute e Iss, una cifra irrisoria "rispetto a quanto avrebbe speso un'azienda farmaceutica privata, almeno 20 volte di più", ha affermato Enrico Garaci, presidente dell'Iss. Secondo il ministro della Salute Ferruccio Fazio, però, gli ottimi risultati ottenuti fanno ben sperare e dunque i fondi "non sono mai un problema. Non dico che ci siano, ma che se una cosa è giusta e fatta bene, possono trovarsi in un modo o nell'altro". Gli studi per giungere a un vaccino italiano sono iniziati 15 anni fa: la fase I di sperimentazione è partita nel 2003, la fase II nel 2008. L'obiettivo della fase II, ancora non completata, è di arrivare a 160 pazienti in 11 centri clinici, per poi pubblicare ufficialmente i risultati entro un anno.