Silvio e Umberto: "Senza la fiducia si va a votare"

Andrea Tempestini

L'asse Berlusconi-Bossi tiene duro, ed esce con la testa alta dall'incontro di lunedì sera ad Arcore. Il summit tra i vertici di Pdl (il premier, Alfano, La Russa, Bondi e Verdini) e della Lega (il Senatur, Calderoli, Maroni con cravatta rossonera, Cota, Reguzzoni e Giorgetti) ha stabilito le prossime mosse. Semplicemente andare avanti, fino in fondo, schivando e respingendo gli intrighi di palazzo. Niente crisi pilotata e niente "Berlusconi Bis", perché il presidente non ha nessuna intenzione di alzare bandiera bianca. Se qualcuno dovrà farlo, non sarà lui: l'impegno di Governo continua. Insomma da una parte Silvio non ci pensa nemmeno a cadere sotto i colpi di Fini, e sottolinea: "Stanno cercando di delegittimarmi, mi accerchiano, ma provo a resistere". Dall'altra la Lega Nord conferma la fiducia al premier, in attesa di ottenere la fiducia al Senato, per poi andare alla Camera con il coltello dalla parte del manico: se l'esecutivo cadrà, la responsabilità sarà tutta di Gianfranco Fini. E Berlusconi ancora confida nel fatto che il presidente della Camera non voglia prendersi questa responsabilità. Quindi: fiducia oppure elezioni. Oggi Fini e Schifani al Colle - Lunedì i finiani e il Movimento per l'Autonomia del governatore siciliano Raffaele Lombardo hanno formalmente abbandonato il Governo: il "via" definitivo alla manovra di accerchiamento contro Silvio Berlusconi. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha convocato Gianfranco Fini e il presidente del Senato, Renato Schifani. Durante l'incontro di oggi il Capo dello Stato chiederà chiarimenti sulla mossa che ha portato alla fuoriuscita di un ministro, un vice ministro e tre sottosegretario dal Governo.