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Fazio e Saviano: "No al contraddittorio per associazioni pro-vita"

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Il CdA Rai concede spazio ai comitati contrari all'eutanasia, i due conduttori si oppongono. Incontro Masi-Ruffini. Santoro da Annozero: "Non dite che faccio la vittima"

domenico d'alessandro
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Sì al contraddittorio a Maroni, ma no a quello dei comitati pro vita, perchè è "inaccettabile". Fabio Fazio e Roberto Saviano, insieme agli autori di "Vieni via con me" commentano così la decisione del Consiglio di Amministrazione della Rai di prevedere nella prossima puntata della trasmissione di Raitre uno spazio per le associazioni che si schierano contro l'eutanasia. Le quali vorrebbero avere uno spazio per "replicare" a Beppino Englaro e Mina Welby (nella foto con Fazio), intervenuti nel corso della seconda puntata". La richiesta avanzata dal CdA è inaccettabile "per una ragione specifica e per una ragione di principio", dicono i conduttori e gli autori in una nota. Secondo loro, "concedere un cosiddetto diritto di replica alle associazioni pro-vita, significherebbe avallare l'idea, inaccettabile, che la nostra trasmissione sia stata 'pro-morte', mentre abbiamo raccontato due storie di vita, sottolineando la pari dignità, di fronte alla prosecuzione artificiale della vita, di chi sceglie di accettarla e di chi sceglie di rifiutarla". Fazio e Saviano ricordano che il papà di Eluana Englaro ha letto il pronuncia della Cassazione del 2007 secondo cui, "accanto a chi ritiene che sia nel proprio migliore interesse essere tenuto in vita artificialmente il più a lungo possibile, anche privo di coscienza, c'è chi, legando la propria dignità alla vita di esperienza e questa alla coscienza, ritiene che sia assolutamente contrario ai propri convincimenti sopravvivere indefinitamente in una condizione di vita priva di percezione del mondo esterno". In quanto provenienti dalla Consulta, spiegano, "rappresentano tutti, nessuno escluso". Autori e conduttori, poi, ripetono frasi già sentite in occasione della querelle con il ministro degli Interni Roberto Maroni: "La ragione di principio è che un programma di racconti, come il nostro, non ha la pretesa nè il dovere nè la presunzione di rappresentare tutte le opinioni. Non siamo un talk-show, non siamo una tribuna politica. Se ogni associazione o movimento che non si sente rappresentato da quanto viene detto in trasmissione chiedesse di dire la sua, non basterebbero mille puntate di 'Vieniviaconme'. La Rai - concludono - dispone di spazi adatti per dare voce alle posizioni del movimento pro-vita, che del resto già ne usufruisce ampiamente". INCONTRO MASI-RUFFINI - Secondo fonti giornalistiche, infine, venerdì il direttore generale della Rai Mauro Masi incontrerà il direttore di Raitre Paolo Ruffini. Quest'ultimo, però, ha già fatto sapere chiaramente come la pensa: "'Vieni via con me' non è un programma a favore della morte. Anche se ha sfidato in tv il tabù della morte. 'Vieni via con me' racconta esperienze di vita. E' stato capace di portare in prima serata temi difficili ed angosciosi. Ha dato voce a persone che di rado l'hanno in televisione, non per costruire attraverso di loro contrapposizioni ideologiche nè per usarle come armi da brandire in mano ai diversi schieramenti". La polemica è servita, anche per l'ultima puntata. SANTORO: "NON SI DICA CHE FACCIO LA VITTIMA" - "Nonostante tutto quello che è successo oggi, siamo ancora qui tranquillamente a fare la trasmissione. Spero che non si dica che io ami fare la vittima: avete sentito cosa hanno dichiarato Saviano e Fazio, che non accetteranno l'imposizione di una rettifica dentro il programma, e avete sentito la telefonata a 'Ballarò' del presidente del Consiglio. Comunque giudichiamo questi episodi, è evidente che ci sono problemi per chi vuole raccontare la realtà. Ma non mi preoccupo nè faccio la vittima". Con queste parole Michele Santoro ha aperto la puntata di "Annozero", dedicata al rapporto tra Stato e mafia. Proprio riferendosi al tema della serata, Santoro ha detto: "Ero nell'elenco dei condannati a morte indicati dai corleonesi, ma non ho mai chiesto attenzioni particolari: ho fatto sempre il mio lavoro e così fino a quando potrò. Le vere vittime sono altre - ha proseguito il giornalista - e non dobbiamo dimenticare, come Claudio Traina, un agente della scorta di Borsellino. Se vogliamo costruire un'Italia diversa - ha concluso - dobbiamo metterci le stragi alle spalle. Possiamo farlo anche se semplicemente cancelliamo il sospetto che la politica usi il suo potere per cancellare la verità".  Tra gli ospiti ci sono due firme di "Libero": il vicedirettore Franco Bechis e l'inviato Gianluigi Nuzzi. C'è anche Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito e "gola profonda" nell'inchiesta. Questi, all'inizio della puntata, si è commosso vedendo un'intervista concessa a Sandro Ruotolo da sua madre, la vedova di Vito Ciancimino, Epifania.

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