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Yara, pm contro il fermo Accusa a Fikri non regge

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"INTERCETTAZIONE TRADOTTA MALE, SOLO UN'IMPRECAZIONE". Il Pubblico ministero chiede al gip di non confermare il fermo del ragazzo marocchino: verso la liberazione. "No gravi indizi"

Andrea Tempestini
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In manette ci era finito il magrebino di 23 anni, Mohammed Fikri, rocambolescamente arrestato venerdì sera, mentre era in nave verso Tangeri, Marocco. Intanto si cercano due misteriosi italiani, secondo gli inquirenti responsabili della scomparsa, il 26 novembre, di Yara Gambirasio. Per gli investigatori i due ricercati avrebbero violentato e ucciso la ragazza. Ma in tutto questo il ruolo del marocchino si alleggerisce: il Pm Letizia Ruggeri ha chiesto al gip di non tenere in carcere Mohammed Fikri. Anche lunedì le ricerche della ragazza si sono rivelate infruttuose, e sono state interrotte in serata. INTERCETTAZIONE TRADOTTA MALE - Ha dell'incredibile, ma secondo quanto trapela dagli ambienti investigativi, a determinare la scelta del pm di non chiedere la custodia in carcere del ragazzo, sarebbe stata la nuova traduzione della frase per la quale era finito al centro delle idnagini ("Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io"). Alla luce della nuova traduzione, la frase sarebbe stata soltanto un'imprecazione addirittura slegata dal caso della ragazza scomparsa. UN PASSO INDIETRO - L'accusa che punta il dito contro il ventiduenne marocchino chiede il suo fermo, ma allo stesso tempo chiede che il giovane muratore possa lasciare il carcere. In sintesi, è la stessa posizione rappresentata dal pm Letizia Ruggeri: l'invito è quello di fare un passo indietro a sole 24 ore dal fermo del sospettato. L'INTERROGATORIO - Il quadro degli inquirenti si basa su poche parole intercettate nelle conversazioni telefoniche. Parole che non hanno trovato conferme nell'interrogatorio affrontato dall'indagato in stato di fermo. "L'uomo ha fornito le sue giustificazioni", ha spiegato la Pm, Letizia Ruggeri. Ovvero, ancora non si ha idea di dove sia la piccola sara, né chi siano i due italiani misteriosi. Fikri, da par suo, ha fermamente respinto le accuse, e sembrano non esserci elementi per riconfermare il fermo. "NO GRAVI INDIZI" - Si è appreso che la difesa di Fikri aveva chiesto la scarcerazione "per mancanza di gravi indizi di colpevolezza". Lo ha dichiarato l'avvocato Giovanni Fedeli, che con la collega Roberta Barbieri assiste il marocchino. "Hanno solo l'intercettazione e alcuni elementi ancora più deboli". "ANDAVO DAI MIEI" - "Io non c'entro nulla. non stavo fuggendo, quel viaggio era già programmato da tempo: andavo a trovare i miei genitori in Marocco", avrebbe dichiarato Fikri- secondo quanto riporta l'Eco di Bergamo - al pubblico ministero durante l'interrogatorio in carcere di domenica. Mohammed, ha poi dichiarato suo cugino, Abderrazzaq, "aveva già acquistato da tempo i biglietti della nave" su cui è stato fermato. Il cugino ha poi aggiunto di aver parlato con Moahmmed anche di Yara: "Era tranquillo, non ci siamo soffermati a lungo a discutere della vicenda. Mi aveva solo detto che i carabinieri lo avevano interrogato per due ore, facendogli molte domande, ma che alla fine lo avevano lasciato libero". MOHAMMED FIKRI- Il ragazzo, dal giugno del 2010 risiede a Montebelluna (Treviso). Fikri però in Veneto ci è sempre rimasto poco, in giro per l'Italia alla ricerca di impieghi temporanei come muratore. Vicino a Brembate di Sopra ci era arrivato proprio per lavorare nel grande centro commerciale di via Regia, dove il segugio Joker della polizia di Lugano, già da martedì, aveva indirizzato le ricerche. L'INDAGINE - Gli inquirenti, accordando massima fiducia al cane, avevano seguito la pista, mettendo sotto controllo tutti i telefoni cellulari degli operai del cantiere. Gli ascolti avevano fornito una traccia significativa, la frase di Fikri: "Allah mi perdoni, ma non la ho uccisa io". Inoltre, il ragazzo ha poi lasciato intendere che la ragazza fosse morta, e ha sottolineato come i responsabili del delitto siano due italiani, mai citati per nome.   CARTELLI XENOFOBI - La reazione di Bermbate e dei Paesi limitrofi allo scenario che si sta delinando è stata dura. Sono infatti apparsi diversi cartelli xenofobi, che recitavano scritte quali "occhio per occhio, dente per dente" oppure "fuori tutti i marocchini da Bergamo". Il sindaco di Brembate si è subito dissociato dai messaggi, definendoli "casi isolati". LA REAZIONE DI MARONI - Sui cartelli è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. "Non vorrei che un cartello messo da una persona che ha un atteggiamento che lo stesso sindaco di Brembate, un leghista, ha condannato e che io condanno diventi il simbolo di quella comunità, che è una comunità operosa e accogliente: la provincia che ha il maggior numero di extracomunitari regolari è quella di Treviso e al nord c'è un modello di integrazione. Poi ci sono i casi singoli, che sono però personali", così il titolare del Viminale. Che ha poi aggiunto: "Comunque di Brembate non voglio parlare, le investigazioni sono in corso ed è opportuno non farne un altro caso mediatico come ad Avetrana". YARA FIORE SPEZZATO - "Yara, un fiore spezzato, nessuna pietà per chi ti ha calpestato, sari sempre nei nostri cuori". Questo il testo di uno striscione portato da due uomini che hanno cercato di appenderlo ad un cancello di una villetta di via Rampinelli, nei pressi dell'abitazione della famiglia Gambirasio a Brembate di Sopra (Bergamo), ma sono stati bloccati dai carabinieri chiamati dai vigili urbani in presidio fisso.

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