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Napalm sul fuoco

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di Filippo Facci

Giulio Bucchi
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Ha visto, senatore Gasparri? L'abbiamo sfangata anche stavolta: lei politico vanesio e logorroico e noi pennivendoli alla penosa ricerca di un titolo d'apertura. Nel pomeriggio di domenica eravamo  alla canna del gas: in redazione la notizia più eccitante era «Napolitano chiede stabilità» (wow) oppure il solito caos per la neve (tutta roba vecchia) mentre al Corriere volevano suicidarsi perché avevano solo la rubrica di Alberoni. Per fortuna che c'è lei, disposto a dire qualsiasi cosa 24 ore su 24 ogni giorno di ogni mese di ogni anno, anche la domenica, anche a Natale, lei che rappresenta grandiosamente solo se stesso - non è neanche al governo - e che se ne fotte che l'intero mondo politico e giornalistico poi la copra di insulti meritatissimi: lei è contento lo stesso, noi pure, ciascuno ha il suo, siamo complementari e fisiologici come la corda con l'impiccato. Fantastica anche la trovata di invocare «un nuovo 7 aprile», cioè il capostipite di quei teoremi giudiziari che il centrodestra ha demonizzato per 15 anni quando riguardavano Berlusconi: e così abbiamo riempito un'altra pagina con ricostruzioni e interviste. Domani niente, senatore Gasparri? Suvvia, che c'è in giro niente: dica che tutti i manifestanti sono potenziali assassini, oppure, ecco, suggerisca di spostare il corteo studentesco a Napoli, che lì il casco non lo usa nessuno.

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