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Ddl Università al Senato, bagarre durante il voto

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Caos nelle votazioni, Pd contro il Presidente di turno Mauro. Gli studenti a Napolitano: "Non firmi la legge" /GUARDA IL VIDEO

domenico d'alessandro
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Il ddl Gelmini sulle Università arriva al Senato porta con sé tutte le polemiche delle ultime settimane. Durante il dibattito sul disegno di legge, quando era all'ordine del giorno il voto sugli emendamenti, è scoppiata la bagarre mentre l'Assemblea era presieduta da Rosi Mauro. "La vicepresidente ha dichiarato, durante la seduta in corso, che sono stati approvati tre emendamenti - presentati dal Pd - all'articolo 6 del disegno di legge Gelmini. A questo punto è naturale, oltre che obbligatorio, che la legge ritorni alla Camera per essere sottoposta nuovamente al voto dei deputati", ha dichiarato Ignazio Marino del Partito democratico. Secondo il senatore dell'opposizione, tutto ciò è stato causato dall'"incapacità della presidente Mauro nel sapere gestire le proteste del Partito Democratico che l'hanno evidentemente mandata nel pallone e le hanno fatto dimenticare anche le basi più elementari delle regole parlamentari per approvare le leggi". EMENDAMENTO POI BOCCIATO - L'aula del Senato ha poi rivotato e bocciato l'emendamento 6.26, presentato dal Pd. In precedenza la vicepresidente Rosi Mauro aveva dichiarato "approvato" l'emendamento, ma il Presidente Schifani ha fatto annullare quel voto perchè "con il caos in aula i senatori non sapevano cosa stavano votando". BAGARRE NEL VOTO - La presidente di turno, infatti, ha chiesto di accelerare l'esame e il voto sulle modifiche al testo. La fretta, "eccessiva" secondo il Pd, ha portato ad alcuni cambiamenti nel ddl: a questo punto il presidente di Palazzo Madama Renato Schifani, a cui spetta il ruolo di "giudice" in casi simili, ha deciso (dopo un incontro coi capigruppo) di far ripetere il voto: "Con il caos in Aula i senatori non sapevano cosa stavano votando", ha detto il Presidente, che ha annunciato di aver deciso per la ripetizione del voto ignorando comunque l'esito emerso durante la bagarre. LA RABBIA DELLA FINOCCHIARO - Alla ripresa dei lavori, dopo alcuni minuti per una pausa nervosissima, la senatrice del Pd Anna Finocchiaro ha detto: "Il mondo sa che il Senato ha votato. Non condividiamo la scelta di tornare a votare su sette voti che sono stati registrati e sono già in circuito. Può costituire un precedente grave. E' vero, una o due votazioni possono essere rifatte, non sette imposte all'Aula mentre è in subbuglio". Pochi minuti dopo, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha annunciato che il Governo intende intervenire sui due articoli cruciali nella bagarre del Senato, il 6 e il 29, "con il decreto legge 'milleproroghe' che verrà approvato domani mattina dal Consiglio dei Ministri". RITARDO INIZIALE - La tensione era già altissima per il ritardo di 11 minuti con cui è iniziata la seduta: in questo intervallo di tempo, secondo l'opposizione, i deputati del Pdl stavano tentando di far rientrare in Aula i propri colleghi di partito, per evitare clamorose sconfitte. ASSEMBLEE NELLE UNIVERSITA' - In vista dei cortei previsti per mercoledì, intanto, nelle Università e nelle scuole di tutta Italia sono in corso assemblee per stabilire il da farsi. Nel pomeriggio di martedì, all'esterno delle Aule del Parlamento alcuni studenti hanno distribuito dei fiori a diversi esponenti politici. Molti di loro hanno assicurato che mercoledì non hanno intenzione di sfondare la cosiddetta "zona rossa" (già 'attivata' nella Capitale), ma altri annunciano che non chiederanno alcuna autorizzazione per poter sfilare nel centro di Roma. LA LETTERA A NAPOLITANO - Poi i ragazzi del collettivo "Sapienza in mobilitazione" hanno diffuso una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: gli chiedono di non firmare la legge, che verrà sicuramente approvata al Senato, per evitare di "smantellare definitivamente i principi democratici sanciti dalla nostra carta costituzionale". Quindi scrivono: "Noi non siamo disposti a renderci complici del processo di restaurazione di uno stato autoritario, corrotto e autoreferenziale, che garantisce diritti e privilegi a pochi potenti a danno del resto della società. Si renda anche lei indisponibile - proseguono - a questo disegno eversivo: non firmi, sarà così in piazza anche Lei al nostro fianco". Poi ancora: "Gli studenti e i lavoratori, L'Aquila e Terzigno, le popolazioni immigrate e tanti altri, il 14 Dicembre esprimendo la loro degna rabbia contro un governo che, mentre faceva mercimonio di voti in parlamento veniva sfiduciato dalla piazza in rivolta, hanno ricevuto l'unica risposta che sa dare questa classe dirigente: repressione".

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