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Narcos: rapita Erika, poliziotta solitaria di Guadalupe

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Scomparsa a 28 anni. Da settimane presidiava da sola la cittadella messicana a due passi da Ciudad Juarez

Andrea Tempestini
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Stato di Chihuahua, a due passi da Ciudad Jurez, Messico. Il cuore pulsante della sanguinosa guerra tra narcos e polizia. Erika Gandara, a Guadalupe, era rimasta sola: l'ultima poliziotta. Un copione che ultimamente si ripete spesso: gli agenti, corrotti o terrorizzati, lasciano il distintivo. Nella cittadina lo hanno fatto in sette. L'ottavo non voleva mollare, e lo hanno trucidato. Ma a Erika, di 28 anni, non tremavano le gambe: per alcune settimane è rimasta nel commissariato con la sola compagnia di se stessa. Come in un noir. Proprio come gli evanescenti sceriffi di frontiera che popolano i film dei fratelli Coen. DI LEI NON C'E' NESSUNA TRACCIA - Erika nel suo ufficio aveva un fucile d'assalto, un giubbotto antiproiettile e un quadro della Vergine Maria. Tre oggetti differenti e un'unica finalità: proteggersi. Ma non sono bastati. Nella notte tra lunedì e martedì Erika è sparita. Ovviamente non c'è un testimone: nessuno vede mai nulla, e al commissariato era sola. Di lei non c'è nessuna traccia. Una telefonata aveva segnalato il cadavere di una donna, ma le autorità hanno fatto sapere che non era quello di Erika. Pensarla ancora viva, però, è un esercizio difficile: a Guadalupe, nello stato di Chihuahua, soltanto quest'anno gli omicidi sono stati quasi un centinaio. Tutti, o quasi, legati alla lotta la narcotraffico (e tra narcotrafficanti). A quella lotta che Erika affrontava ogni giorno, con l'arma in pugno, sola a camminare per le strade di un paesino violento e polveroso. IL GIORNO DI NATALE - Per la scomparsa della ragazza, però, si segue anche un'altra pista. Meno romantica, ma ugualmente drammatica. C'è chi dice che Erika facesse parte di una famiglia vicina al crimine organizzato e che la sua sparizione possa essre legata a una faida tra le bande della droga. Di sicuro c'è che il giorno di Natale la casa di Erika è stata incendiata, e sua nipote, di 17 anni, rapita. Nel Messico del narcotraffico e della corruzione è però difficile distinguere tra accuse fondate e vere e proprie calunnie. E' difficile vedere chiaro dietro a queste atrocità. LA VIOLENZA SULLE DONNE - Il caso della poliziotta solitaria di Guadalupe fa compassione. E notizia, perché le bande di trafficanti stanno alzando sempre più in alto l'asticella della violenza. Come se non fosse sufficiente un lago di sangue, ad essere ampiamente legittimata, ora, è la violenza sulle donne. Lo scorso 29 novembre il precedente: a Meoqui, sempre nello stato di Chihuahua, vera mecca dei narcos, è stata falciata dalle mitragliette dei sicari la prima poliziotta donna. Lei non era sola. Era a capo di un intero dipartimento: comandava una novantina di agenti e si sentiva sicura a camminare, disarmata, per le strade di Meoqui. Diceva di non aver ricevuto minacce. Ma nel mondo dei narcos gli avvertimenti non contano: o si cede alla corruzione, o si viene eliminati. Sistematicamente. LA PICCOLA MARISOL - In questa guerra senza frontiera, oggi, agli uomini tremano le gambe. Si tirano indietro. Un passo avanti, allora, lo fanno le donne. A capo del posto di polizia di Praxedis Guerrero ora c'è Marisol Valles, classe 1990. A vent'anni ha accettato di prendersi la briga di combattere i mercanti di morte in uno degli epicentri delle loro attività. Perchè ha accettato l'incarico? Semplice, nessuno lo voleva. Marisol racconta che vorrebbe soltanto dare un minimo di sicurezza alla zona, senza però provocare troppo le gang. Altrimenti potrebbe fare una brutta fine. Andrea Tempestini

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