D'Alema liquida Walter:
"Pd amalgama mal riuscito"
Il giorno dei lunghi coltelli. Il Partito democratico si trova di già di fronte ai suoi fantasmi dopo le debacle elettorali e i guai con la giustizia. E così, mentre a Roma va in scena la così detta direzione del partito per fare un resoconto di quanto sta accadendo, Veltroni si trova con i nemici in casa. Se non addirittura di chi ormai ha fatto chiaramente intendere che si sta comodi sulla riva del fiume in attesa che passi il cadavere dell'ex sindaco di Roma. Dietro le mentite spoglie di esponenti impegnati nell'autodafé, ecco che spuntano dichiarazioni che lasciano poco all'immaginazione e disegnano nuovi scenari. Massimo D'Alema non fa sconti nel suo intervento: il Partito democratico è nato male, “è un amalgama mal riuscito”, che ha tradito le aspettative dei suoi elettori. “Il progetto del Pd si è appannato agli occhi di tanti, ma per ragioni più complesse rispetto al correntismo di cui ho sentito parlare, perché le correnti in questo partito non ci sono. Noi siamo un amalgama mal riuscito”, ha detto l'ex ministro degli Esteri. Difficoltà che “erano e sono di carattere politico e che riguardano natura e carattere del partito nuovo”. E allora ecco che torna la questione alleanze: “Il problema è la proposta di governo. Per Berlusconi quella proposta si concretizza nell'alleanza con la Lega. Noi abbiamo bisogno di tornare su questo punto. Ora sarebbe ozioso dire ci alleiamo con questo o quello. Ma su questo punto non siamo stati chiari ed è diventato un problema”. Un bel servito a Veltroni che tanto ha insistito sull'alleanza con Di Pietro fino ad un capovolgimento di fronte, con l'ex pm più forte di tutti a sinistra. Lo ribadisce Bobo Craxi, dirigente nazionale del Partito socialista e che Di Pietro non lo ha mai digerito, manco a dirlo dal cognome: “Devono essere capaci – ha commentato riferendosi ai capi democratici – di uscire dal lager di Di Pietro, di cui sono prigionieri, e sciogliere il nodo europeo: su questi punti, la direzione non è stata convincente”. Per Marco Follini le condizioni per l'alleanza con l'Italia dei valori sono propri venute meno del tutto: “Siamo lontani dall'estremismo giustizialista, lontani dalla lettura manichea del conflitto politico, lontani da una protesta che, da piazza Navona ad oggi, ha preso di mira molte istituzioni e lo stesso capo dello Stato”. Divisioni profonde e differenze politiche che non possono essere colmate. Tornando a D'Alema, eccolo rincarare le dose sulla questione morale: “Non c'è dubbio che l'appannarsi di una visione politica favorisca certe degenerazioni e noi dobbiamo fare di tutto per fermare questo fenomeno”. Insomma, tutta colpa dell'assenza di un “partito vero” e, paradossalmente, “la destra ha a suo carico più vicende giudiziarie di noi, ma appare non colpita”, ma solo perché “ha risolto in modo cinico il rapporto con l'opinione pubblica”. Quale rimedio? “Di fronte alla disonestà non c'è alternativa vecchio-nuovo, ma quella onesto-disonesto. Ci vuole un partito che vigili su se stesso e sui propri amministratori. Che li difenda quando c'è da difenderli, ma chi li colpisca quando si varca il confine della moralità”. Approvata relazione Veltroni La direzione del Pd ha approvato a maggioranza il documento di Dario Franceschini, con alcune integrazioni, che sostiene la relazione del segretario Walter Veltroni. Sono stati respinti invece il documento presentato da Marco Follini che chiedeva di chiudere l'alleanza con Di Pietro e quello di Mario Adinolfi e Giovanni Bachelet che chiedevano un rinnovamento generazionale e di rimanere fedeli alla scelta delle primarie.