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Renault licenzia 3 dirigenti: soffiati i segreti auto elettrica. Pista Cinese?

La notizia è trapelata da una fonte anonima. Per il ministro dell'Industria francese, Eric Besson, è "guerra economica"

Andrea Tempestini
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Spionaggio "verde" in casa Renault. Il colosso francese delle auto ha sospeso tre dirigenti per quelli che la ditta ha definito "errori etici molto seri". Ovvio l'allarme del governo:  si tratta a tutto tondo di un caso di spionaggio industriale. FONTE ANONIMA - La notizia è stata fatta trapelare da un portavoce della Renault, che ha reso pubblico il suo racconto a patto di manternere l'anonimato. L'uomo ha riferito che lo scorso lunedì, nell'ambito di un'inchiesta aperta nell'agosto 2010, tre dirigenti sono stati sospesi per una fuga di notizie che riguarda lo sviluppo di un'auto elettrica. PISTA CINESE - Per il caso di spionaggio si delinae una strada che porta dritta dritta in cina. Secondo fonti interne a Renault, citate da Le Figaro, "i servizi segreti francesi hanno preso molto sul serio la vicenda, avviando un'indagine che predilige la pista cinese". Da parte della casa automobilistica, però, non è arrivato ancora nessun commento. Le informazioni segrete diffuse all'esterno, secondo quanto è trapelato, dovrebbero riguardare la batteria e il motore dei futuri veicoli elettrici, che dovrebbero sbarcare sui meracati nel 2010. I tre funzionari incriminati potrebbero aver venduto i brevetti non ancora depositati a uno o più intermediari specializzati nell'intelligence economica. Lla Cina, a cui è stato chiesto di aprire un'inchiesta, ha lanciato da tempo un ambizioso programma di sviluppo dei veicoli elettrici che raggruppa nella ricerca 16 produttori pubblici e su cui il Paese prevede di investire circa 15 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. MINISTRO INDUSTRIA: "FATTO GRAVE" - La fuga di notizie è stata confermata anche da Eric Besson, il ministro per l'Industria transalpino, che in un'intervista telefonica ha rimarcato la gravità del gesto sottolineando come lo sviluppo dell'auto verde sia "una delle priorità principali dell'amministratore delegato di Renault, Carlos Ghosn". L'incidente per il ministro è da inquadrarsi in una "strategia di guerra economica" e "dimostra ancora un volta i rischi di spionaggio industriale e di intelligence aziendale che le nostre compagnie affrontano". La Renault - ecco perché l'intervento governativo - è in parte di proprietà statale. "COMPAGNIA IN PERICOLO" - I tre uomini sospesi, si legge nelle accuse contenute nella dichiarazione dell'avvocato della casa automobilistica, Christian Husson, "hanno consapevolmente e intenzionalmente messo in pericolo la compagnia". Secondo i media francesi, uno dei sospettati fa parte del team di 30 direttori che risponde direttamente a Ghosn. Insieme al suo partner strategico, Nissan, la casa automobilistica francese ha già speso circa 4 miliardi di euro per lo sviluppo del progetto dell'auto elettrica.

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