Bonanni accusa: "Fiom fa politica e alza la tensione"
Il segretario Cisl a Belpietro: "Fosse per loro, Fiat non investirebbe più. Attenzione per minacce a Marchionne"
"La Fiom fa solo politica, fosse per loro la Fiat non investirebbe più un euro". E' duro il segretario della Cisl Raffaele Bonanni nei confronti del sindacato dei metalmeccanici di sinistra, che non ha firmato i patti di Mirafiori e Pomigliano con l'azienda del Lingotto. Intervistato dal direttore di Libero Maurizio Belpietro a "La telefonata" su Canale 5, Bonanni ha ricodato come "dal mese di giugno la Fiom sta tentando di creare confusione nelle fabbriche con scioperi mal riusciti". Il guaio, prosegue il leader Cisl, è che se "quel sindacato fosse maggioritario, e non lo è, avrebbe spinto la Fiat ad andarsene dall'Italia. Per fortuna ci sono state Cisl e Uil". Lotta politica, più che sindacale, perché secondo Bonanni la Fiom sta cercando di "inserirsi nel dibattito interno alla sinistra italiana". Anche per questo, avrebbe mescolato le carte sulla questione-Fiat: "Quando si parla di flessibilità si fa confusione - spiega Bonanni -. Marchionne ci ha chiesto una sola cosa: non meno salario, non taglio di alcuni diritti, ma solo di permettere una organizzazione del lavoro in grado di sfruttare al 100 per cento gli impianti. I dipendenti lavoreranno 8 ore come prima ma in tre turni giornalieri, è tutto lì". Nelle ultime ore al numero uno Fiat Sergio Marchionne sono arrivate minacce dal sapore brigatista: "Purtroppo - ricorda Bonanni -, la storia d'Italia è stata sempre così: si comincia con le invettive, si continua con calunnie e minacce, ma dentro questo gioco di fantasmi ci possono essere situazioni torbide".