Mirafiori, Pd a Pezzi. Renzi: "Sto con Sergio"
Bersani incalza: "Marchionne sa misurare le auto, non le parole". Risponde sindaco Firenze: "Non parli di aria fritta"
Sul caso Fiat di Mirafiori sono intervenuti anche esponenti del Partito democratico. Ovviamente per scornarsi. Il segretario Pier Luigi Bersani, intervistato dal Tg3, attacca l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne dicendo che "saprà prendere le misure alle auto, ma misurare le parole no". L'atteggiamento dell'ad Fiat però, prosegue Bersani, è frutto anche delle mancanze del Governo: "Non c'è nessuno che lo chiami e si faccia spiegare quei venti miliardi dove li vuole spendere e per che cosa - ha detto - Lavoratori e sindacati sono stati lasciati totalmente soli, il governo se ne è andato nella nebbia". "SERVE UNA POLITICA INDUSTRIALE" - Il segretario del Pd ha poi aggiunto: "Servono nuove regole di partecipazione perchè i contratti siano esigibili, ma allo stesso tempo chi dissente abbia diritto di rappresentanza", e ha quindi sottolineato la necessità di "una politica industriale": bisogna "preoccuparsi del fatto che tutta questa famosa concorrenza, competizione e globalizzazione non ricada solo sulle spalle di chi è alla catena di montaggio - prosegue - C'è un sacco di gente al riparo dai problemi che fa prediche". RENZI CONTRO BERSANI: "NON PARLI DI ARIA FRITTA" - Subito dopo il segretario è intervenuto anche il volto nuovo del Pd, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha prontamente sconfessato le parole del suo leader. Renzi, nel TgLa7, attacco frontalmente Bersani: "Andrò alla direzione di giovedì ma spero che Bersani non chiacchieri di aria fritta, ma dei problemi degli italiani. Non chiacchieri dell'inciucio con Fini, ma del futuro del PD. Il PD è credibile - ha incalzato il primo cittadino del capoluogo toscano - se smette di inseguire i falsi problemi. Provi concretamente a dire 'ok, Berlusconi ha fallito' ma dicendo agli italiani quali sono le nostre soluzioni per ripartire". Sul caso Fiat, inoltre, Renzi si è schierato "dalla parte di Marchionne. Dalla parte di chi sta investendo nelle aziende quando le aziende chiudono. Dalla parte di chi prova a mettere quattrini per agganciare anche Mirafiori alla locomotiva America". D'ALEMA: "NE' CON LA FIOM NE' CON MARCHIONNE" - Non rinuncia a dire la sua neanche Massimo D'Alema. A "Otto e mezzo" l'"eminenza grigia" del Pd ha affermato: "Non sono un operaio di Mirafiori e siccome gli operai li rispetto decideranno loro come votare. Quindi io non sto nè con la Fiom nè con Marchionne". Gli operai Fiat, secondo D'Alema, "sono costretti a scegliere se accettare o rischiare il posto di lavoro, condizione difficile che merita rispetto, per cui l'ultima cosa da fare è dare lezioni su cosa fare o dire o come essere più moderni. Questo - ha sottolineato - è uno degli aspetti della crisi del Paese. Non sono d'accordo con la Fiom, perchè nelle difficoltà un sindacato negozia, anche se si tratta di negoziare arretramenti, ma neanche mi convince l'esaltazione del caso Fiat come prova di modernità. Siamo invece costretti a scaricare sui lavoratori costi per salvare una grande azienda italiana". Questo, secondo l'ex Premier, per "l'assenza di una politica e di un governo del Paese, che finisce per scaricare su operai e aziende i costi della crisi internazionale". D'Alema quindi ha concluso affermando: "Non ho fatto censimenti. Io non sto nè con la Fiom nè con Marchionne, perchè non è compito della politca farlo ma lo è riprendere il tema della competitività. E se siamo a questo punto è anche perchè non c'è stata una politica per sostegno a competitività e sviluppo".