Modem, guerra a Bersani: c'era una volta il Pd
Gentiloni e Fioroni lasciano incarichi e non votano la relazione del segretario, approvata
I Modem contro Bersani. Prima l'annuncio: alla direzione del Pd in programma a Roma, il Movimento democratico (la corrente che fa capo a Walter Veltroni) voterà contro la relazione del segretario. La minaccia è parzialmente rientrata nel tardo pomeriggio: il gruppo ha annunciato di "aver chiarito la sua posizione in dissenso col leader del partito". Morale, i Modem non votano contro, e decidono di non partecipare alla consultazione (terminata con 127 "sì" per Bersani, 2 contrari e 2 astenuti). La retrmoarcia (a metà) dei Modem è dovuta al fatto che hanno rilevato nella relazione di Bersani "alcuni, seppur deboli, passi avanti" sui temi di Fiat, vocazione maggioritaria e ruolo delle minoranze del partito. TERREMOTO NEL PD - Ma tra le fila democratica c'è stao un vero e proprio terremoto: Paolo Gentiloni e Giuseppe Fioroni lasciano gli incarichi di partito. Il Pd è allo sbando. Fioroni e Gentiloni hanno rimesso nelle mani del segretario Bersani il proprio mandato di responsabili, rispettivamente, per le Comunicazioni e per il Welfare, in polemica con le affermazioni di alcuni esponenti della maggioranza interna del Pd. Lo ha annunciato lo stesso Fioroni nel suo intervento in Direzioni. BERSANI "SFIDUCIATO" - Alla base della decisione, i molti i nodi irrisolti all'interno della partito, a partire dall'ultimo, quello relativo alla questione Fiat: "Dobbiamo stare dalla parte di Marchionne? Non è questo il punto - spiega Gentiloni -. Ma il Pd dovrebbe essere a sostegno del 'sì' all'accordo di Mirafiori in maniera esplicita". Sulle alleanze, Gentiloni ha invitato il partito ad "evitare di rinchiudersi all'angolo". "E' giusto guardare avanti però dobbiamo farlo sapendo che l'accordo con il terzo polo non c'è e in ogni caso non ci garantisce sulla possibilità di iscrivere in questa ricerca dell'accordo la limpida forza riformista che noi rappresentiamo". LA DIASPORA DEL PD - Con la fuoriuscita di Gentiloni e Fioroni prosegue l'emorragia dei democratici: gli esponenti del partito, dal 2008 ad oggi, hanno dato vita a una vera e propria diaspora. Dei 217 deputati eletti alle ultime politiche ne sono rimasti solo 206, di cui 6 radicali. Mantini, Ria, Lusetti, Carra, Binetti hanno scelto l'Udc, Gaglione Per NoiSud, Calearo, Calgaro, Cesario, Lanzillotta, Mosella e Vernetti l'Api. LE PICCONATE DI CHIAMPARINO - Sul tema Mirafiori, il Partito democratico, tra ieri e oggi, è stato già colpito e 'affondato' da un esponente di primo piano dell'ala veltroniana, Sergio Chiamparino. In un'intervista al Riformista, il sindaco di Torino aveva commentato duramente l'atteggiamento di Bersani e del Pd sul caso Fiat Mirafiori: "Sono stufo di questo 'benaltrismo' della sinistra, di questo modo di ragionare che alla sinistra ha provocato e sta provocando danni irreparabili. Ormai a sinistra è quasi sempre così. Il problema è sempre 'ben altro'...". Un partito "troppo incerto": "Oggi - ha proseguito - da quell'incertezza è scaturita la linea del dire 'sì' agli investimentì e 'no' a tutto il resto. Se fossi stato Bersani avrei detto le stesse cose che sto dicendo adesso. Si possono tirare le somme e vedere se sia deluso o no...". A dividere Chiamparino e Pd anche la figura di Marchionne. Un demone, per la sinistra. "Un uomo che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l'ha salvata", per il sindaco di Torino. Nel 2003-2004, infatti, ricorda Chiamparino, "Mirafiori era praticamente chiusa" e si valutavano progetti di riconversione per farne un parco divertimenti. "Sono esterrefatto per tutte le polemiche su Marchionne, l'ad della Fiat sta solo proponendo un nuovo modo di lavorare. Nel settore del tessile e dell'alimentaristica lavorano così da venti anni". GRANA IDV A REGGIO - Pd scosso anche da uno dei tanti alleati 'scomodi', Italia dei Valori: "Dica entro 15 giorni chi è il candidato sindaco a Reggio Calabria, altrimenti Idv è pronta a portare avanti una battaglia idealista in solitaria, magari proponendo alla carica di primo cittadino il leader nazionale Antonio Di Pietro". A dirlo, un po' per provocazione un po' per avvertimeno, è stato Giuseppe Giordano, consigliere regionale di Idv in Calabria. I democratici spingono per Luigi De Sena, ma il diretto interessato ha declinato più volte l'invito. Il Pdl, invece, ha già scelto Demetrio Arena.