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Camilleri il rosso: viva il compagno Stalin

Il papà di Montalbano si confessa in una video-intervista: Berlusconi è peggio di gulag e Cuba. F. BORGONOVO

Giulio Bucchi
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E poi qualcuno dubita ancora che i comunisti esistano ed abbiano qualche influenza sulla cultura italiana. Prendiamo Andrea Camilleri. Non si può dire che non sia influente: è uno degli scrittori più venduti del nostro Paese, sforna romanzi a getto continuo (dove trovi il tempo  rimane un mistero). Si dirà: lo accusate di comunismo solo perché firmava sull'Unità, un po' poco. Se non siete convinti, guardatevi 'Questo mondo un po' sgualcito', libro-intervista curato da Francesco De Filippo. Si tratta di un'operazione benefica a favore dell'Africa, che però ha più di un risvolto inquietante. Che Camilleri odi Berlusconi, per continuando a pubblicare con Mondadori, non è certo una novità. («Uno, uno su mille crede in Berlusconi… beh, l'idiota del villaggio c'è sempre», sentenzia). Ma quel che c'è di nuovo e raccapricciante riguarda prima di tutto l'Unione Sovietica. Secondo lui, il moloch comunista aveva iniziato bene. «Se ne avesse avuto il tempo», Lenin avrebbe davvero potuto portare a termine qualcosa di molto positivo. Solo dopo la situazione è un po' sfuggita di mano al Pcus.  «Più tardi ci sono state le azioni riprovevoli, ma non mi riferisco ai gulag», spiega lo scrittore. «Voglio precisare che i gulag non furono campi di sterminio; Solgenitsin, tanto per fare un nome, con i nazisti non sarebbe sopravvissuto». Dunque finire  alle Solovkij era un piacere, dopotutto nei lager rossi non erano così cattivi. Forse Camilleri potrebbe rileggersi Arcipelago Gulag o I racconti di Kolyma, tanto per farsi un'idea di che cosa fossero realmente i campi sovietici. In ogni caso, lo scrittore siciliano è convinto che l'Urss fosse un posto  carino, nonostante qualche difettuccio. «Queste, chiamiamole così, azioni riprovevoli hanno offuscato ciò che ha rappresentato l'Urss», dice lo scrittore.  «Per milioni e milioni di persone il riscatto dalla povertà, la dignità del lavoro che l'Urss prometteva, sostituiva di gran lunga l'idea generica di libertà che l'America proponeva senza incidenza sulla realtà economica europea». Senza contare poi che  «si dimentica facilmente l'immane sforzo sostenuto dall'Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale. A decine di milioni morirono per contrastare Hitler».  In fondo, se l'Urss fosse sopravvissuta, adesso lì non si starebbe  male. «Non c'è una persona trentenne, dai trent'anni in su, che arrivi dall'ex Unione Sovietica in Italia e che fa la modella, la cantante, la cameriera che non sia ingegnere o diplomata. Ciò significa che se il comunismo fosse continuato in Urss forse oggi l'Urss si troverebbe allo stesso livello della Cina». Ah, già, la Cina. Camilleri ne ha anche per i compagni orientali. Vero, ammette, lì non si rispettano i diritti umani. Ma i governanti europei sono molto ipocriti. «Guardiamo in faccia alla realtà: anche i regimi cosiddetti democratici utilizzano il sistema dell'annullamento dell'avversario». Peggio, molto peggio, la «dittatura» di Silvio. A un certo punto, l'intervistatore De Filippo ha uno scatto di orgoglio e chiede al creatore di Montalbano di commentare i fatti di Tienanmen. Se qualcuno è sceso in piazza a protestare, subendo la repressione violenta del governo, qualcosa vorrà pur dire. Niente, Camilleri non cede. Dietro Tienanmen, per lui, c'è qualcosa si losco. E in ogni caso trattasi di episodio di poco conto. «Se metti cinquantamila in piazza in Cina non sono niente». Se hanno sparato sulla folla,  un motivo ci sarà:  «Non credo che si spari facilmente neanche in un regime dittatoriale, è di una superficialità assoluta ritenere che lo si faccia facilmente». Geniale conclusione:  «Non so che cosa c'è dietro Tienanmen quindi perché devo parlarne?». Poco dopo arriva la perla. Nei regimi rossi non c'è liberta?  «Quello è inevitabile perché tu… non sono cose che vengono fatte perché l'uomo è buono, allora di sua spontanea volontà… tu devi costringere l'uomo a fare alcune cose e quindi alcune libertà personali vengono limitate ma… la domanda che allora io rivolgerei è: dov'è che non vengono limitate le libertà personali nel mondo?». Massì, le purghe sono salutari. Dulcis in fundo,  Cuba: «C'è chiaramente una dittatura, ma non ci sono stati desaparecidos, cioè si sa chi era e chi è ancora in galera, con nome e cognome, non ci sono scomparsi perché prelevati di notte dalla polizia o dai paramilitari. Volendo, i parenti possono visitarli. Ci sono state fucilazioni ma vanno viste le condizioni che hanno portato a questo. Sappiamo soltanto quello che ci dice la stampa statunitense e non quella non condizionata». Vabbé, gli oppositori ricevono una buona dose di piombo in corpo, ma non sono proprio stinchi di santo. A Cuba, insomma, sono severi ma giusti. Sarà l'età, sarà il gravoso impegno di scrittura, ma oltre a essere comunista, Camilleri ci sembra pure un pochettino fuori di senno.

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