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Pistola fumante persa nel gossip del caso Ruby

Le falle del sexgate: nessuna prova di pagamenti. E non ci sono gli atti di proprietà dei palazzi di Segrate

Giulio Bucchi
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Non c'è la 'pistola fumante' nelle 389 pagine della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Silvio Berlusconi inviata dalla Procura di Milano alla Giunta della Camera. Un faldone pieno di gossip, intercettazioni, dettagli più o meno scabrosi (anche se non troppo circostanziati) e qualche nome vip, tipo le gemelline De Vivo e altre stelline della tv, ma senza quello che ai fini di un'indagine ha davvero peso: la 'prova provata', qualche atto concreto. Per esempio, in una intercettazione del 26 ottobre alle 21.50, Ruby parla al telefono con Grazia, madre del suo ex fidanzato parrucchiere Sergio Corsaro: "Ehi, Lele… il mio avvocato, se ne è appena andato… ero con lui… Io ho parlato con Silvio. E gli ho detto che voglio uscire con qualcosa… cioè mi dà cinque milioni… cinque milioni a confronto del macchia mento del mio nome…". E due giorni dopo, allo stesso Corsaro: "Non siamo preoccupati per niente. Silvio mi chiama di continuo. Mi ha detto di passare per pazza: racconta cazzate… ti starò vicino… Con il mio avvocato gli abbiamo chiesto 5 milioni di euro in cambio del fatto che passo per pazza e lui ha accettato". PAROLE, PAROLE, PAROLE - Parole pesanti, ma solo parole. Non c'è, al momento, alcun documento che attesti il pagamento da parte di Berlusconi alla ragazza. Lo sa anche il legale della 18enne marocchina, Luca Giuliante, che infatti punta su questo aspetto: "Deve essere la proiezione di un desiderio elaborato dalla sua fantasia. Anche io, quando gioco al Superenalotto, mi immagino come sarebbe vincere certe cifre. Ruby, e lo dico in modo benevolo, è una ragazza giovane, senza punti di riferimento, incluso il valore delle parole". Altro particolare. Lette così, quelle parole possono essere impugnate contro il premier (come fanno i pm milanesi) oppure testimoniare la minaccia di Ruby, un ricatto che configurerebbe il reato di estorsione o di tentata estorsione nei confronti del premier. Non è questo il solo lato oscuro dell'inchiesta. Dove sono le prove inconfutabili della responsabilità diretta di Silvio Berlusconi nel reato di concussione e in quello previsto dall'articolo 600 bis, comma 2 del codice penale (avere compiuto atti sessuali con minore di età compresa fra i 14 e i 18 anni in cambio di denaro o di altra utilità economica)? I magistrati non hanno fornito alcuna prova sul fatto che Berlusconi sia andato a letto con Ruby, e nemmeno sul fatto che Berlusconi fosse a conoscenza della minore età della ragazza. Per ora, le parole servono più ad inchiodare Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora, accusati di avere "continuamente svolto una attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione di soggetti maggiorenni individuando, selezionando, accompagnando un rilevante numero di giovani donne che si sono prostituite con Silvio Berlusconi presso le sue residenze dietro pagamento di un corrispettivo in denaro da parte di quest'ultimo, nonché gestendo ed intermediando il sistema di retribuzione delle suddette ragazze a fronte dell'attività di prostituzione svolta". GIALLO A SEGRATE - Rimane poi il nodo più grande, e per ora più snobbato dalla Procura: chi è il proprietario degli appartamenti di Milano 2 di cui secondo i pm le ragazze ricevevano "in corrispettivo da Silvio Berlusconi la disponibilità"? Nelle carte inviate alla Camera non sono allegati rapporti della guardia di Finanza sulla proprietà di quegli appartamenti. Secondo quello che risulta a Libero, appartengono tutti alla Immobiliare Friza srl di Monza di cui è amministratore unico Daniela Verena Mantovani e di cui risulta azionista rilevante (in proprio e attraverso la Gaia srl) l'ingegnere Paolo Mantovani. La proprietà dell'immobiliare però è stata modificata sensibilmente il 21 maggio scorso, quando il capitale è stato venduto da una lussemburghese, la Holeanders holding sa, a un'altra lussemburghese (la Titris sa) che a sua volta ha venduto per poche migliaia di euro la maggioranza a Gaia srl e all'ingegnere Monteverdi. Ai pm, però, questi particolari sembrano interessare meno delle telefonate hot.

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