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Albania, guerriglia a Tirana: tre morti e oltre 50 feriti

Timore della Ue: "Forte rammarico per le vittime". Accuse reciproche tra il premier Berisha e i socialisti

Andrea Tempestini
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La tensione è altissima nella capitale albanese Tirana, dove venerdì sono state uccise tre persone a colpi di arma da fuoco in una manifestazione organizzata dell'opposizione e poi degenerata in violenti scontri con le forze dell'ordine. Un'evoluzione drammatica nella crisi politica che vive l'Albania da un anno e mezzo. IL BILANCIO - Tre uomini sono arrivati morti in ospedale, uccisi dai colpi delle pistole esplosi nei violentissimi scontri. Le violenze hanno provocato inoltre 55 feriti, tra cui 25 poliziotti e 30 civili. Nella serata di venerdì è arrivato anche un appello alla calma dagli alti rappresentanti dell'Unione Europea, che hanno espresso il loro "forte rammarico" per la perdita di vite umane, pur sottolineando "il diritto dei cittadini a manifestare". LA DIFESA DI BERISHA - La polizia "non possiede gli armamenti" con cui i manifestanti sono stati uccisi, ha garantito il primo ministro albanese, Sali Berisha. "Ogni responsabilità per questi incidenti e per queste vittime va direttamente attribuita agli organizzatori di questa manifestazione", ha aggiunto. Il capo dell'opposizione socialista, Edi Rama, da par suo ha accusato la polizia di aver sparato contro i manifestanti, "uccidendo tre innocenti". Ma Berisha punta il dito proprio contro l'opposizione socialista, accusandola di tentare un "colpo di Stato violento". Secondo il primo ministro, Edi Rama "avrebbe voluto montare un colpo di stato: lui e queste carogne di Ben Ali albanesi hanno immaginato per voi, cittadini dell'Albania, uno scenario tunisino". L'UNIONE EUROPEA - "Manifestare è uno strumento della libertà di espressione e permette ai cittadini di raccogliersi pacificamente", hanno rimarcato in un comunicato congiunto il capo della diplomazia europea Catherine Ashton e il commissario europeo incaricato dell'Allargamento, Stefan Fuele. Il segretario generale del Consiglio d'Europa, Thorbjorn Jagland, si è detto "molto preoccupato dall'esplosione delle violenze" e ha chiesto a "tutte le forze politiche di promuovere un dialogo costruttivo, nel quadro delle istituzioni democratiche attuali".

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