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Bondi è salvo: vince ancora la maggioranza

Respinta la mozione di Pd, Idv e Terzo Polo: 314 no, 292 sì. Il ministro della Cultura attacca: "I tagli maggiori li ha fatti la sinistra"

Giulio Bucchi
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Sandro Bondi rimane ministro della Cultura. La Camera infatti ha respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti: su 606 votati, hanno votato 'no' in 314, contro i 292 'sì' di chi chiedeva il cambio di ministro. Un'altra vittoria per la maggioranza, dopo il voto favorevole alla relazione del ministro Alfano sulla giustizia. In questo caso, la mozione era stata avanzata da Pd e Idv, con l'aggiunta nelle ultime settimane del Terzo Polo (Udc, Fli e Api). I numero, però, sono ancora dalla parte dell'esecutivo, anche grazie all'appoggio del gruppo dei responsabili di Silvano Moffa. SUICIDIO DELL'OPPOSIZIONE -  "Si consuma oggi alla Camera l'ennesimo suicidio politico dell'opposizione". Così il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha commentato a caldo il voto su Bondi. "Dopo la tentata sfiducia del 14 dicembre e il voto contro il ministro Calderoli - prosegue la Gelmini - la sinistra, incapace di proporre al Paese iniziative politiche degne di questo nome, si scontra nuovamente, oltre che con la dura realtà della politica, anche con quella dei numeri poiché dimostra ancora una volta di essere minoranza. Da loro non arriva alcuna idea per costruire un'alternativa ma solo una serie di imboscate parlamentari, tutte puntualmente fallite, nel nome dell'antiberlusconismo". LA DIFESA DEL MINISTRO - Una sfiducia pretestuosa, "simbolo dell'imbarbarimento della politica". Così Sandro Bondi ha commentato la posizione dell'opposizione sul voto che tra pochi minuti deciderà la sorte del ministro dei Beni Culturali. Nel suo discorso alla Camera, Bondi ha difeso la linea tenuta dal 2008 ad oggi: "Nelle difficoltà molti pensano che la soluzione sia soltanto una: più soldi dallo Stato. Invece io non la penso così. Occorre riformare il Ministero dei Beni culturali. I veri uomini di cultura sanno che serve equilibrio. Ma la sinistra manipola la verità". Diretti i riferimenti ai suoi predecessori: "Prima del sottoscritto, secondo l'opposizione tutto era perfetto, il patrimonio artistico era perfettamente tutelato - afferma sarcastico il ministro -. Rutelli e Melandri, miei predecessori, vengono considerati numi tutelari della cultura. Francamente, non mi sono accorto dei loro straordinari risultati". Innanzitutto Pompei, al centro delle polemiche per i recenti crolli ma "ereditataa in condizione vergognose due anni fa". Stessa situazione, ribadisce Bondi, "per l'area archeologica di Roma o gli Uffizi di Firenze. Eppure ho raggiunto accordi con il sindaco di Firenze in un caso, e con un importante imprenditore (Diego Della Valle, ndr) per il restauro del Colosseo. Questi sono risultati importanti". INVESTIMENTI SBAGLIATI - Il problema, secondo il ministro, è l'organizzazione degli istituti museali, non paragonabile a quella del resto d'Europa e per cui "servono nuove figure professionali di manager". I numeri sono dalla parte dell'azione del ministero: "Nel 2010 i visitatori sono aumentati di 5 milioni, gli incassi in crescita di 12 milioni di euro". Quindi, per Bondi, il problema principale non sono le risorse né  tagli ai fondi. "I maggiori tagli li ha fatti la sinistra - incalza il ministro rivolgendosi ai banchi dell'opposizione -, molti di voi non lo sanno nemmeno. Nel 2007 la finanziaria di Prodi ha stabilito che i proventi dei biglietti dei musei e delle aree archeologiche dovevano andare al Tesoro anzichè al Ministero: sono stati 150 milioni di euro alla Cultura. L'on. Rutelli, vice presidente del Consiglio, dov'era?". Il vero nodo del contendere, ricorda il ministro, è la gestione dei fondi: "Dal 2002 al 2010 la cultura ha avuto ricavi per 50 milioni di euro all'anno. Solo gli introiti dei biglietti sono stati di 20-22 milioni all'anno. Eppure non si è mai investito bene nei progetti culturali".

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