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Egitto, assalto a Mubarak: dieci morti e 800 feriti

Il Cairo, violenti scontri tra oppositori e sostenitori del regime. Gli Usa: "Presidente lasci subito".

Andrea Tempestini
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Nonostante il passo indietro del governo, violenti scontri tra manifestanti anti-governativi e sostenitori del presidente Hosni Mubarak sono scoppiati di nuovo nel cuore del Cairo.  almeno 500 simpatizzanti del Rais hanno tentato di fare irruzione nella centralissima piazza Tahrir, davanti al Museo Egizio, presidiata come sempre dai dimostranti dell'opposizione. Sono volati calci e pugni, ma c'era anche chi brandiva bastoni, mazze o spranghe. Il cordone di sicurezza eretto dalla polizia e da numerosi volontari per tenere separate le due fazioni ha ceduto e sono cominciati violenti disordini. Il noto reporter di Cnn Anderson Cooper è stato picchiato, mentre quattro giornalisti israeliani sono stati arrestati e rilasciati poco dopo. Al Arabiya ha annunciato che un suo inviato è stato picchiato e un altro è stato rapito. BAGNO DI SANGUE - In questo momento, su una strada limitrofa alla Piazza, si stanno fronteggiando - nel vero senso della parola - i due schieramenti: da una parte i sostenitori, dall'altra gli oppositori di Mubarak. Le due folle sono distanti circa 50 metri l'una dall'altra, e stanno volando pietre e oggetti da una parte e dall'altra. Il premio Nobel Mohamed El Baradei, commentando gli scontri, ha parlato di "atto criminale compiuto da un regime criminale" e ha affermato di temere che la situazione possa sfociare in "un bagno di sangue". Alcuni cronisti presenti in piazza riferiscono di rumori di spari in lontananza. I manifestanti hanno lanciato una molotov contro il Museo Egizio ed è scoppiato un incendio. Decine di ambulanze sono ferme sulle vie d'accesso alla città e nelle strade che conducono a piazza Tahrir, e non riescono a giungere sino al centro per soccorrere le centinaia di feriti. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha affermato che nel pomeriggio telefonerà al nuovo premier egiziano Suleiman avanzando, con tutta probabilità, la richiesta di far cessare quanto prima gli incidenti. CORTEI IN TUTTO IL PAESE - Manifestazioni pro-Mubarak in mattinata si erano susseguite in altri punti della capitale e ad Alessandria d'Egitto; ma soltanto una frazione abbastanza contenuta dei dimostranti si era spinta fino a piazza Tahrir per sfidare gli avversari, che a loro volta avevano ignorato l'appello dell'esercito alla popolazione affinchè tornasse "a casa". PREOCCUPAZIONE DA ISRAELE - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che le conseguenze della rivolta del Cairo potrebbero destabilizzare l'intera regione mediorientale "per molti anni". Il presidente dello Stato ebraico ha anche messo in guardia contro una "deriva" di tipo iraniano, e invitato la comunità internazionale a fare sì che, qualunque sarà il futuro governo del Cairo, esso s'impegni a rispettare l'ultra-trentennale trattato di pace con Israele. L'APPELLO DI OBAMA - Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs informa che, secondo la diplomazia americana, Hosni Mubarak deve dimettersi "immediatamente", perché "il tempo del cambiamento" è arrivato. "La transizione comici ora, subito": con queste parole Barack Obama ha invitato il presidente egiziano Hosni Mubarak ad avviare subito il passaggio delle consegne senza attendere le elezioni presidenziali di settembre. In un discorso di quattro minuti pronunciato poche ore dopo quello in cui il Rais aveva annunciato la fine del suo trentennale regime (non si ricandiderà), il presidente americano ha lanciato un chiaro messaggio di sostegno ai manifestanti che chiedono la fine del regime. "Anche il presidente Mubarak ha riconosciuto che lo status quo non è sostenibile e che serve un cambiamento", ha osservato Obama, "per l'Egitto si è aperto un capitolo nuovo" e il Rais deve prenderne atto e garantendo "subito" una transizione pacifica. Il presidente americano, dopo una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale, ha avuto una telefonata di mezz'ora con Mubarak prima di presentarsi in tv per un discorso diretto agli americani ma soprattutto al Medio Oriente. Obama ha sottolineato che non spetta agli Stati Uniti indicare in quale direzione debba avvenire "il cambiamento", ma si tratta di una necessità di cui, ha spiegato, è consapevole lo stesso Mubarak. Gli Usa, ha assicurato, saranno sempre schierati a difesa "di tutti i diritti universali" e contro i violenti. Il presidente americano si è anche congratulato per la moderazione e la professionalità dimostrate dall'esercito egiziano durante la rivolta. PARLAMENTO AUTOSOSPESO - Una sollecitazione per Mubarak è arrivata anche presidente della camera bassa, Fathi Sorour, che ha chiesto al rais a completare le promesse riforme costituzionali entro un termine inferiore ai due mesi e mezzo. E pur di placare gli scontri, il Parlamento egiziano si è persino autosospeso fino alla completa revisione dei contestati risultati delle ultime elezioni nel Paese nordafricano, svoltesi a fine 2010.

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