Egitto, assalto ad Al Jazira. ElBaradei non si candida
In fiamme redazione della tv. Fermati cronisti Panorama. Il Nobel: "Avrò un ruolo, ma non sarò Presidente" / VIDEO
Mohamed ElBaradei, incitato dalla folla come principale leader de facto dell'opposizione egiziana, ha annunciato che non si candiderà nelle prossime elezioni presidenziali di settembre. Lo ha dichiarato in un'intervista al quotidiano austriaco Der Standard. Il Premio Nobel ed ex direttore dell'Aiea ha affermato: "No non prenderò parte (alle elezioni). La cosa migliore che posso fare è essere agire come promotore del cambiamento. Naturalmente voglio giocare un ruolo nel futuro, ma non parteciperò alle elezioni, al momento non è una cosa importante". ElBaradei è poi tornato a chedere le dimissioni immediate da parte del presidente Hosni Mubarak. 3 MILIONI DI EGIZIANI IN PIAZZA - In tre milioni sono scesi, anche oggi, nelle strade di tutto l'Egitto. I riflettori del mondo sono puntati, però, in particolare sui cortei del Cairo e di Alessandria. Nonostante le manifestazioni di oggi fossero state annunciate come pacifiche, gli uffici di al Jazira al Cairo sono stati attaccati e messi a fuoco. Il network aveva subito una censura domenica scorsa, con una chiusura di alcune trasmissioni da parte del governo. Nove dei suoi giornalisti sono stati fermati dalle forze di sicurezza. Sempre oggi, due inviati di Panorama sono stati fermati da alcuni sostenitori di Mubarak e portati in una caserma dell'esercito. Si tratta di Giovanni Porzio e Michele Giorgio, che assieme a un collega sloveno stavano cercando di raggiungere piazza Tahrir. "E' in atto una caccia ai giornalisti", ha detto Porzio. Intanto hanno fatto il giro della rete le immagini di una Limousine, probabilmente un'auto di rappresentanza diplomatica, che una settimana fa, durante il 'Venerdì della collera', ha travolto 20 manifestanti al Cairo lanciandosi a folle velocità per trovare una via di fuga. NUOVE MANIFESTAZIONI - Intanto il paese vive un'altra giornata di tensione e scontri, in particolare nella capitale Il Cairo, dove è in corso un altro imponente corteo: secondo le tv arabe, per le strade della città ci sarebbero almeno due milioni di persone. Un gruppo di sostenitori del presidente egiziano, Hosni Mubarak, si è avvicinata a piazza Tahrir dove è in corso una grande manifestazione contro il rais. Secondo quanto riferisce la tv satellitare 'al-Arabiya', ci sarebbero stati già dei piccoli scontri tra gruppi delle due fazioni opposte. Un impiegato statale egiziano ha rivelato all'emittente araba che nelle scorse ore erano stati inviati sms ai suoi colleghi nei quali si chiedeva di scendere in piazza per il cosiddetto 'Venerdì della Fedeltà', per manifestare in favore di Mubarak. Clicca e segui la diretta di Al Jazeera International da il Cairo (via YouTube) SULEIMAN ARROCCATO - Mentre la piazza è in tumulto, dai palazzi del potere arriva la difesa a oltranza di Omar Suleiman. In un colloquio con la giornalista americana Christian Amanpour della Abc, il braccio destro di Mubarak afferma che l'Egitto non diventerà una nuova Tunisia, e che Hosni Mubarak non fuggirà all'estero come Ben Ali. Nonostante cò il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, non esclude di candidarsi alla guida dell'Egitto nè di ricoprire un ruolo in un eventuale governo di transizione. Il diplomatico ha affermato che "si stanno verificando eventi straordinari e c'è il caos e forse (il rais) farà una scelta diversa". Secondo Moussa - presente oggi alla manifestazione anti-regime a piazza Tahrir - sarà comunque impossibile organizzare elezioni in tempi brevi. IL PIANO DI WASHINGTON - Sulle agitazioni nordafricane si concentrano le attenzioni (e le pressioni) dei principali protagonisti internazionali. Mentre il Consiglio europeo, riunitosi oggi a Bruxelles, chiede una transizione immediata verso la democrazia, secondo il New York Times gli Usa sarebbero già all'opera per avviare il processo di modernizzazione del paese. L'amministrazione americana avrebbe avviato in un negoziato con alcuni dirigenti egiziani e le opposizioni del paese - inclusi i Fratelli musulmani - per le immediate dimissioni del presidente Hosni Mubarak e la consegna dei poteri a un governo di transizione guidato dal vice presidente Omar Suleiman, appoggiato dai militari del Paese. Il compito del nuovo governo sarebbe quello di iniziare le riforme costituzionali e aprire la strada a elezioni democratiche.