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Niente carcere per i clandestini: Roma sceglie l'Ue

La procura della Capitale (come Torino e Firenze) aderisce alla direttiva europea: ignorata la Bossi-Fini

Giulio Bucchi
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E' scontro sui clandestini tra governo e Procura di Roma, che dall'1 gennaio non mette in pratica la legge Bossi-Fini applicando invece la direttiva europea 2008/115/Ce, vietando il carcere ai clandestini. In poche parole, anche se le forze dell'ordine denunciano la presenza di clandestini e arrestano le persone, i procedimenti penali a loro carico finiscono in archivio e si procede soltanto per tre vie: allontamento volontario, allontanamento coattivo o, come ultima soluzione, trattamento in un centro di accoglienza fino a 18 mesi al fine dell'espulsione. La Bossi-Fini, invece, stabilisce l'arresto e la possibile condanna a pene comprese tra uno e cinque anni di reclusion per una persona che non abbia ottemperato al decreto di espulsione entro cinque giorni. LE ALTRE 'RIBELLI' - Lo stesso comportamento di Roma è tenuto anche dalle Procure di Firenze, Torino e Pinerolo, che hanno deciso autonomamente di uniformarsi alle disposizioni europee. Il governo avrebbe dovuto recepirle fin dal 24 dicembre scorso, ma ciò non è avvenuto. A Roma, ogni giorno, sono affrontati, in media, tre-quattro casi di clandestini che non abbiano ottemperato al decreto di espulsione.

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