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Luca si paga la pubblicità del "Trasformista"

La pantomima di Barbareschi: equivoci politici per promuovere il suo film. E compra una pagina su Repubblica / BORGONOVO

Andrea Tempestini
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Luca Barbareschi continua a divertirsi un mondo. Ieri sera, in prime time su RaiTre, è andato in onda Il trasformista, il film del 2002 di cui era inteprete principale e regista. La messa in onda è stata preceduta da una campagna stampa tutta giocata sull'equivoco. O - non è ben chiaro - da una serie di equivoci politici riciclati a mo' di campagna stampa. Certo è che Barbareschi ci ha marciato parecchio e con gusto. Ieri, per esempio, ha comprato tramite la sua casa di produzione, la Casanova, un'intera pagina di Repubblica per fare pubblicità all'evento. Con uno slogan sibillino: «Il film che aveva previsto... quasi tutto». Il fatto è che in molti, negli ultimi giorni, hanno trovato il titolo del lungometraggio più adeguato che mai al suo autore.  Barbareschi infatti sembrava in predicato di abbandonare gli amici di Futuro e Libertà per ritornare fra le  braccia accoglienti del PdL, previa visitina ad Arcore. L'attore si è appalesato al cospetto del premier, dopo averlo difeso sul caso Ruby in nome della libertà e del libertinaggio.  A tutto ciò va aggiunta la litigata con Gianfranco Fini, il quale uditi i pressanti rumors di fuoriuscita dal partito, ha apostrofato così il barbuto Luca: «Ci sono pagliacci che non fanno ridere, anzi ce ne sono che fanno piangere». Un bel guazzabuglio, che ha portato un bel po' di visibilità al Trasformista (al film e pure all'uomo). «La mia è stata una provocazione mediatica», dice a Libero Barbareschi. «Non ho mai detto che avrei lasciato Fli, però si è discusso per giorni». Lui, afferma, non ha nessuna intenzione di mollare i farefuturisti. «Sono stato vicino a Gianfranco Fini e l'ho sempre difeso, non me ne vado. A meno che non mi dicano che alle elezioni ci andiamo alleati a D'Alema. Con la sinistra mai». Ha anche una bacchettata per il Secolo d'Italia, il giornale vicino al presidente della Camera che domenica ha pubblicato vari interventi di intellettuali di sinistra a proposito di Fini. «Fanno solo fare una figuraccia a Fini. I Marco Travaglio, i Gad Lerner...Come si può pensare che stiano dalla parte di Fini?». E lui, Luca, come si fa a credere che stia ancora con Fini dopo che si è preso del pagliaccio? Ieri mattina, in tivù ad Agorà, Barbareschi ha preteso le scuse del suo capo. «Lo vedrò domani (oggi, ndr) a colazione. Non so se si scuserà, sarà una scelta sua. Sentirmi dare del pagliaccio mi dispiace, io Fini lo considero prima di tutto un amico», chiosa a Libero.  Insomma, scuse o non scuse, Barbareschi pare rimanga fedele a Gianfranco, ma convinto che Silvio non sia il male assoluto, anzi. La sua gita ad Arcore, dice, è stato un tentativo di ricreare il centrodestra  che fu. «Berlusconi è stato molto carino. Mi ha detto: ti aspetto a braccia aperte. Di fiction o altro nemmeno abbiamo parlato». Dunque è stata tutta una pantomima, una mossa più situazionista che futurista. Chissà se dentro Fli l'hanno capita. di Francesco Borgonovo

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