Affittopoli, il Trivulzio si scopre solo a metà
Scandalo alloggi d'oro, il Pio Albergo rende noti i prezzi ma non i nomi degli affittuari: "Questione di privacy" / COSTA / L'ELENCO
I prezzi sì, i n0mi no. Il Pio Albergo Trivulzio sceglie la trasparenza a metà e pubblica solo in parte l'elenco dei suoi immobili affittati a prezzi 'privilegiati'. Leggi l'elenco degli alloggi d'oro del Trivulzio. Leggi l'articolo di Massimo Costa, pubblicato su Libero di martedì 16 febbraio Il presidente del Trivulzio imita con un mese di ritardo Comune e Policlinico, autorizzando la pubblicazione sul proprio sito internet dei singoli canoni d'affitto dei propri appartamenti. I nomi dei fortunati abitanti infilati nelle case di pregio dell'ente a prezzi stracciati, però, resteranno coperti dalla privacy. A premiare il catenaccio di Emilio Trabucchi, che ha negato le generalità degli inquilini persino ai consiglieri comunali eletti dai milanesi, ci sarà anche il parere del Garante: il collegio dei commissari si riunirà oggi per formalizzare la “sentenza”, ma al Trivulzio sono già arrivate rassicurazioni (ufficiose) sul verdetto negativo alla diffusione dei dati personali degli inquilini. Via libera alla pubblicazione urbi et orbi di prezzi, date dei contratti e metratura dei singoli appartamenti; acqua in bocca, invece, sull'identikit dei residenti. «L'ente non ha ancora ottenuto il via libera alla divulgazione dei nomi» si legge nella nota ufficiale del Trivulzio. «Anche a seguito di diverse diffide ricevute da parte degli affittuari, si è deciso di rispettare il diritto dei cittadini a veder tutelata la propria privacy». La mossa del Pat anticipa l'imprimatur del Garante e allinea la Baggina al Demanio e alla Fondazione Ca' Granda. Se non altro, dopo le ripetute fughe dall'«operazione trasparenza», Trabucchi ha compiuto una (parziale) retromarcia. «L'alloggio viene asseganto al richiedente che documenta il maggior reddito» ribadisce ancora una volta il numero uno dell'ente pubblico. «Se fosse necessario per apparire più trasparenti, proporrò di modificare il “paletto” del reddito, sempre che il cda e la legge me ne diano la possibilità». L'impressione è che i vertici del Pat, sollevati dalla copertura garantita dal Garante, abbiano deciso di sganciare gli spiccioli continuando a custodire gelosamente i (preziosi) nomi. Ecco dunque i dettagli della glasnost a scoppio ritardato: il Pio Albergo Trivulzio fornirà i dettagli anonimi di 1.064 appartamenti e negozi che - parola del Trivulzio - garantiscono un introito di appena 7,3 milioni l'anno. Depennate, invece, le unità rurali e gli alloggi sfitti. Ciò vuol dire che, in media, il Pat guadagna da ogni singolo alloggio poco meno di 7 mila euro l'anno. Non sono canoni popolari, per carità, ma poco ci manca. Ieri il Pat ha anche interrotto il lungo silenzio riguardo ai meccanismi di assegnazione degli alloggi: dopo l'assenza - per ferie - di Trabucchi in commissione Casa a Palazzo Marino, il presidente ha ripercorso passo dopo passo le tappe che portano gli inquilini nelle case dell'ente pubblico. L'ultima parola spetta alla triade (direttore generale, direttore del patrimoni, presidente del Pat): a parità di requisiti, si aggiudica la casa chi garantisce il maggior reddito. I canoni sono fissati dall'Agenzia del territorio e dalla Borsa immobiliare. La domanda sorge spontanea: perché non fare le aste per incassare più soldi? La risposta di Trabucchi è un cortocircuito: «La competizione sulla base d'asta non garantirebbe l'accesso agli appartamenti alle fasce reddituali deboli». Diamo le case a chi è più ricco, ma non vogliamo incassare di più per permettere ai redditi bassi di accedere ai bandi. Leggermente tortuoso. Poi c'è il capitolo delle ristrutturazioni: la messa a norma è sempre a carico dell'inquilino, ma il Trivulzio si rifiuta di diffondere gli importi. «Le opere, già scontate dall'affitto, potrebbero generare confusione e contenziosi con gli inquilini che decidessero di eseguire altre migliorie estetiche». Per evitare la rivolta, meglio tacere. di Massimo Costa