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Pd senza bussola, ma chi si è perso è l'Idv di Tonino

Nella "Santa Alleanza" contro il Cav ci si dimentica di lui. Intanto il partito vota con Pdl e Lega: è "caso - Di Pietro" nel centrosinistra?

Andrea Tempestini
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Tonino Di Pietro si sente solo. Nel centrosinistra si fa un gran parlare della "Santa Alleanza" con cui condurre la crociata contro Silvio Berlusconi. Da una parte il rosso Nichi Vendola propone l'ex democristiana Rosy Bindi come candidata premier della possibile ammucchiata che va da Futuro e Libertà ai comunisti. Nichi non dimentica nemmeno Casini e il Terzo Polo, dicendosi prontissimo a dialogare con loro. L'astro nascente del Pd, che in realtà vorrebbe "rottamare" lo stesso partito - il sindaco di Firenze Matteo Renzi - chiude a Fini e all'ammucchiata, e dichiara che, ormai, non capisce più la linea di Pier Luigi Bersani. Il segretario Pd, pochi giorni fa, aveva tirato per la giacchetta addirittura la Lega Nord: "Venite con noi e facciamo il federalismo". Siamo al più totale "confusionismo", e Renzi sbotta: "Per mesi abbiamo inseguito Fini. Ora che ci ha detto 'no', continuiamo a corteggiarlo inseguendo pure Bossi". E in tutto questo, Tonino che fine ha fatto? IL CASO DI PIETRO - Ormai ci sono indizi a sufficienza per parlare, nel centrosinistra, di un vero e proprio "caso Di Pietro". In primis il voto contrario del Pd sulla mozione Idv, che chiedeva il ritiro delle truppe da Kabul. Poi, oggi, la risposta dell'Idv che in commissione Giustizia - udite udite - ha votato con la Lega e il Pdl sul divieto di rito abbreviato nei processi per ergastolo. La tensione, insomma, cresce con il pasasare dei minuti. Ad acuirla anche il "caso Napoli", dove si scontrano le due anime del partito: Di Pietro e De Magistris. Secondo quanto riferiscono i bene informati sarebbe proprio l'ostracismo di Di Pietro a non permettere la chiusura del cerchio attorno a Raffaele Cantone come candidato sindaco del capoluogo campano. De Magistris, l'ex magistrato ora in forze all'Idv, non verrebbe l'ora di ritirarsi dalla contesa partenopea in cui dovrebbe sfidare il suo amico Cantone. Ma Tonino lo spinge verso Napoli, dove, impegnato a fare il sindaco, darebbe meno "grattacapi" al grande capo. CASINI NON LO VUOLE - Comunque sia, tra Terzo Polo, Pd e Vendola, tra mille difficoltà, proseguono i tentativi di dialogo. Da mesi i democratici cercano di attrarre Casini, che però nei confronti di Tonino ha espresso la più netta delle chisure: "Se c'è lui, a voi non ci penso nemmeno". Casini, infatti, ha espressamente chiesto una coalizione che non sia di "matrice antiberlusconiana", e con Di Pietro di mezzo l'antiberlusconismo militante è assicurato. Il leader dell'Udc preferisce Vendola, che garantisce più affidabilità agli occhi dei centristi. Qualche giorno fa Tonino è stato avvistato intento a lamentarsi della "idiosincrasia del centrosinistra nei miei confronti". E BERSANI INTANTO... - A rassicurare Di Pietro, però, qualche giorno fa ci ha provato Bersani. Il leader del Pd ha confermato all'omologo Idv lo schema di "alleanze aperte a tutti". Tonino, però, vuole essere un fattore irrinunciabile, e quando la discussione è scivolata sull'imprescindibilità o meno dell'Idv, Bersani ha glissato sulla risposta. Pier Luigi infatti condivide l'impostazione di Casini: l'alleanza deve essere "oltre Berlusconi", e non esclusivamente contro il Cavaliere.

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