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L'inarrestabile ascesa dei vocalist: parla Francesco Sarzi

In Inghilterra li chiamano Mc's, intrattengono il pubblico delle discoteche e, come tutti, si dividono in fuoriclasse o 'uno dei tanti'

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Se vai a ballare in un club spagnolo, è quasi impossibile che tu senta la loro voce. Eppure altrove vanno fortissimo. In Inghilterra si chiamano Mc's, che è l'acronimo di masters of ceremonies. Da noi, erroneamente, vengono chiamati vocalist, che significa suppergiù cantante. Sono delle figure fondamentali. Perché intrattengono il pubblico e vocalizzano il dj set, magari rendendolo più bello o evitando l'effetto 'pista vuota', se questo risulta particolarmente noioso. Insomma: svolgono una professione che, al pari di tutte le altre, ti permette di essere consideratoun fuoriclasse o uno dei tanti. La loro categoria è in perenne ascesa e vanta nomi intramontabili (vedi Franchino, Zicky o il Principe Maurice) ma anche talenti giovanissimi che fanno della simpatia, della preparazione e della determinazione i loro cavalli di battaglia. Gente che non si prende mai troppo sul serio, che parla al microfono come se stesse parlando a un amico. Gente come Francesco Sarzi (nella foto con Aida Yespica), che da sempre è richiestissimo in ambito fashion e oggi è la voce del programma Kunique, in onda su m2o. Lo abbiamo intervistato. Francesco, ti sei esibito praticamente ovunque: dal Papeete di Milano Marittima al Sesto Senso di Desenzano. Di sicuro, ti sarà capitato di affiancare anche i dj pierre, ossia ragazzi, magari molto bravi, che per suonare solo mezz'ora (gratis) sono costretti a portare gente nei locali... "E' una conseguenza della crisi in atto: molti guest (sia dj che vocalist) sono stati sostituiti da questi surrogati. Non condivido questa scelta ma non li posso nemmeno criticare. Sul mercato i beni cambiano a seconda delle necessità. Ognuno è libero di fare come vuole. Ma io continuo a preferire coloro che possono vantare curricula di prim'ordine rispetto che due tavoli a sera". Dj vip: esistono i cialtroni e le eccezioni... "I cialtroni, come li chiami tu, sono il frutto del nostro tempo. Chi non sa dove sbattere la testa, finisce nel calderone del 'by night'". Cosa pensi del Fabrizio Corona di turno, che prende cifre esorbitanti per arrivare in ritardo e fare due foto? "Corona, Ruby e compagnia cantante cavalcano una moda terribile, ma pur sempre una moda. Non posso criticare nemmeno loro. In Italia ci si picchia per un autografo di questa gente. E finché c'è qualcuno che è disposto a sborsare per averli, sarà così. Posso farti un esempio calcistico?". Vai... "Pensa ai calciatori a fine carriera. Fanno valigie e vanno negli Usa o negli Emirati Arabi a farsi ricoprire d'oro. Sono cotti, lo sappiamo bene. Ma di fronte a tutti quei soldi, tu ci andresti o oppure no?". In effetti... "Ecco. Mi piacerebbe che un giorno le persone la smettessero di mettersi in coda per avere ospiti di questo tipo. Tutto qui". Come è messo il clubbing in Italia? "Si sta riprendendo. Iniziano a girare più soldi e, di conseguenza, si ritorna ad investire sugli artisti. Certo, nulla a che vedere con i paesi stranieri. Ma non si può chiedere troppo. Una discoteca, all'estero, prima di potersi considerare tale, deve rispettare alcuni standard di riferimento. Da noi esistono ancora locali con quattro mura, cinque casse e un mixer appoggiato su un tavolino. Ti pare un club vero, questo?". No. Ma a proposito di consolle, tu sei sempre a contatto con i dj... Chi è, a tuo avviso, il più bravo? "Sicuramente il più bravo - parlo del circuito commerciale - è Cristian Marchi. Non devo certo spiegare il perché. Ad oggi è l'unico che fa sold out ovunque". Il più simpatico, invece? "Sembra il gioco della torre... Il più simpatico è Walter Benedetti, che suona nei top club di Torino. Lavorare con lui è un vero spasso". E allora continuiamo col gioco: il più sottovalutato e il più sopravvalutato... "Non parlerei di artisti sottovalutati. Ognuno ha il successo che si merita. Il dj sopravvalutato per antonomasia è colui che, pur non producendo nemmeno mezzo disco, vive di rendita vendendosi come 'from qui' e 'from là. Sono finiti questi tempi, signori! Oggi il pubblico pretende che chi suona sia bravo anche in studio di registrazione". La Dance vive un momento d'oro ma, rispetto agli anni Novanta, in Italia fa fatica ad emergere il Guetta o il Sinclar che spopola ovunque. Nell'elettronica non siamo bravi, l'abbiamo capito. Ma il problema, forse, non è nemmeno questo, visto che molti successi di David Guetta hanno un suono abbastanza electro (vedi, su tutti, Acapella di Kelis). Allora, cos'è che non funziona? "Semplice: siamo stati, siamo e saremo sempre l'uno contro l'altro. L'anno scorso, a Miami, durante la Winter Music Conference, si pensava di creare un evento speciale all'interno di un Hotel con tutti i dj italiani. All'appello non mancava proprio nessuno. Ma secondo te, come è finita?". Hanno dato picche... "Infatti. Era una bellissima idea che però non verrà mai realizzata. Un esempio lampante di come funziona all'estero?". Al volo... "Sinclar & Solveig (nel video di Hello), Swedish House Mafia, ovvero tre connazionali, insieme, per conquistare il mondo. E ancora: Morillo & Thoneick... La lista è infinita".

 

 

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